L'avvocatessa e la 'finta' violenza sessuale, scarcerato dopo tre mesi

L’avvocatessa e la ‘finta’ violenza sessuale, scarcerato dopo tre mesi

L'imprenditore Virga di Marineo era finito nei guai. Ombre su un carabiniere

PALERMO – Arrestato per violenza sessuale e scarcerato dopo tre mesi e mezzo trascorsi in cella. Da carnefice a calunniato. La donna che lo ha accusato, un’avvocatessa di Marineo, nel Palermitano, adesso è finita sotto inchiesta. La sua credibilità è crollata e sono venuti meno i gravi indizi di colpevolezza che lo scorso 18 giugno hanno portato all’arresto di Gaetano Virga, 40 anni.

Ci sono pure pesantissime ombre su come sono state condotte le indagini. In particolare sul comportamento di un ufficiale dei carabinieri.

Il cognome Virga è noto alle cronache giudiziarie. Si tratta della famiglia di imprenditori edili a cui è stata dissequestrata la stragrande maggioranza dei beni. I Virga, tramite l’avvocato Luca Inzerillo, hanno presentato una denuncia alla Procura della Repubblica di Caltanissetta. Ritengono che il sequestro deciso dalle Misure di prevenzione nel 2015, quando la sezione era ancora presieduta da Silvana Saguto, fosse nullo perché si sarebbe basato su un grande bluff (qui la ricostruzione di Livesicilia).

Il 18 giugno Gaetano Virga viene arrestato per atti persecutori, sequestro di persona, violenza sessuale e guida in stato di ebrezza. A denunciarlo è un’avvocatessa, la quale racconta che, nonostante il suo rifiuto e le continue pressioni (telefonate, messaggi, post social), Virga si sarebbe appostato sotto casa sua. L’avrebbe afferrata per un braccio e costretta a salire in macchina. Quindi a velocità sostenuta, sotto l’effetto dell’alcol, Virga l’avrebbe condotta nei pressi del lago Scanzano. Qui le avrebbe toccato le parti intime.

La Procura di Termini Imerese dispone il fermo e il giudice per le indagini preliminari Emanuele Bencivinni convalida l’arresto. La notte della presunta violenza la donna ha chiamato allarmata un tenente dei carabinieri. “Lasciami, fammi scendere”, urlava. A quel punto il militare ha fatto intervenire una unità del Nucleo radiomobile da Misilmeri.

Virga viene fermato in macchina. I militari trovano una bottiglia di birra vuota e una consumata a metà. Risulta positivo all’alcol test. La donna spiega che con Virga si conoscono da bambini, non hanno mai avuto una relazione e riferisce degli atti persecutori subiti. Messaggi e appostamenti. Scene di gelosia, morbosa e malata.

Virga nega ogni accusa. Ammette solo che nella notte della presunta violenza sessuale si era limitato a inviare un sms con la scritta “amore finalmente sbloccami”. La difesa contesta l’intera ricostruzione. Il legale di Virga, l’avvocato Luca Inzerillo, chiede al Gip la revoca della misura cautelare. Virga avrebbe solo cercato di incontrare la donna per parlare. Voleva avere una relazione con lei, ma non l’avrebbe né rapita, né violentata. Al contrario l’avvocatessa sarebbe salita spontaneamente in auto. Il legale chiede che vengano prelevate le immagini di alcune telecamere puntate sul luogo dove era parcheggiata la macchina di Virga. Le immagini sono state acquisite dalla polizia giudiziaria, ma mai messe a disposizione della difesa.

Difesa che trova altre immagini che non riprendono il momento del rapimento, ma smentiscono alcuni punti del racconto della persona offesa. Non è vero che Virga è rimasto pochi minuti sotto casa sua (sono in realtà 30,) ma hanno chiacchierato a lungo. Non è vero che dopo averla fatta salire a forza in macchina Virga ha sgommato andando via ad alta velocità. Ed emergono incongruenze anche nel racconto di un parente della persona offesa.

Il 7 ottobre scorso il giudice revoca gli arresti e impone a Virga il divieto di dimora a Marineo e il divieto di avvicinarsi alla donna. È trascorso del tempo e dunque le esigente cautelare sono affievolite, ma non cessate. Il 22 novembre arriva la svolta in favore della difesa. Il giudice Bencivinni, alla luce di nuove indagini, revoca la misura perché “condivide le argomentazioni difensive, essendo venute meno le ragioni che hanno indotto in un primo momento a ritenere la persona offesa credibile”.

Si è scoperto, infatti, che durante il lasso di tempo in cui si trovava in stato di presunto sequestro, “quindi privata della libertà di movimento”, aveva eseguito e ricevuto diverse telefonate. Non si può escludere che fossero richieste di aiuto, ma andavano approfondite visto che la persona offesa non ne ha parlato.

Adesso l’avvocatessa è indagata per calunnia, non sveliamo al momento la sua identità perché potenzialmente, seppure le sue accuse sono crollate, forlamente potrebbe ancora trattarsi di una vittima di violenza. Il giudice punta il dito anche contro la “ritrosia” e “inattendibilità” di persone vicine alla donna. Un ‘amica, ad esempio, ha negato di avere ricevuto una telefonata, poi lo ha ammesso ma sostenendo di non ricordarne il contenuto. Strano, visto si trattava di una richiesta di aiuto per sfuggire da un uomo pericoloso e ubriaco.

C’è, però, un episodio più di tutti che ha mandato in frantumi la credibilità della persona offesa. Quando le è stato sequestrato il telefono per verificare il contenuto della memoria la donna “attuava uno stratagemma per riottenere momentaneamente il telefono per cancellare alcuni messaggi”. Disse che doveva prendere dalla rubrica il numero del suo avvocato, ma ha cancellato due sms prima di essere bloccata.

E così “sono venuti meno i gravi indizi di colpevolezza” per Virga. Le indagini vano avanti. Si scava nelle bugie della donna e nei rapporti con il carabiniere che ha condotto le indagini. Ci sono punti che non convincono. Nuovi colpi di scena somp dietro l’angolo.


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