CATANIA – Lo scrittore Mario Cunsolo in passato aveva già utilizzato la Sicilia come ambientazione per un romanzo strano, irriverente, post-apocalittico dal titolo “Sicily 2133. L’isola stretta nel pugno”, che ha destato fin da subito l’attenzione di pubblico e critica, e in questa sua ultima opera letteraria dal titolo criptico “All’ombra del castello di carte” la adatta al Cyberpunk, con tutti i limiti e le contraddizioni che ciò significa.
Mario Cunsolo e il cyberpunk siciliano
Il romanzo di Cunsolo è un insieme di suggestioni distopiche, che strizzano l’occhio soprattutto alle opere più significative del maestro scrittore Philip K. Dick e ai voli pindarici al di sopra degli intricati vicoli, a volte ciechi, della mente e delle società umane che la letteratura ci ha regalato.
L’elemento letterario che indubbiamente incuriosisce di più è la sterminata città del futuro della Sicilia orientale denominata Etna City, ben delineata, descritta, prendendo ispirazione dalle tipiche città del Cyberpunk che a loro volta si ispirano tutte alla Los Angeles cupa e soffocante di quel capolavoro cinematografico che è “Blade Runner”.
Vi sono anche rimandi a J. G. Ballard nel considerare il corpo un mero ammasso di carne, un oggetto come altri che assume una valenza consumistica diventando merce di scambio, di utilizzo grottesco, orrorifico, e quelli che rimandano in parte alla letteratura genuinamente più noir e ai thriller psicologici degli autori d’oltreoceano.
La trama
La cornice della trama, questo mondo del futuro, non è un gran bel posto in cui vivere: la recessione economica è ai massimi storici – tanto che si è dovuto integrare il reddito da lavoro con quello delle vincite da gioco – e un misterioso morbo della mente miete vittime e procura sofferenze.
In tutto questo le attività economiche così come le conosciamo sono sparite (niente botteghe o negozi) per lasciare spazio ai distributori automatici che elargiscono beni e servizi a metà prezzo e senza l’ausilio di presenza umana. L’atmosfera claustrofobica è pregnante in questa storia raccontata tra ombre e neon e i parallelismi alle problematiche odierne sono molte: si parla di disastri ambientali, dello strapotere sempre maggiore delle multinazionali e della disoccupazione imperante.
I temi e i personaggi
Cunsolo ci aveva già abituati a queste tematiche sociali già nella sua seconda opera letteraria (“Sicily 2133. L’isola stretta nel pugno”) con interessanti parallelismi anche con la storia italiana più recente, ma in quest’ultimo romanzo sono più evidenti, più incisivi, e gridano al lettore un certo desiderio di giustizia.
Anche i personaggi sono inoltre uno degli elementi più interessanti, suggestivi, di quest’opera letteraria – così come ha ben evidenziato la splendida prefazione della scrittrice Antonina Nocera – sono loro che, con le loro paure, ossessioni, con la loro prorompente umanità, danno spessore alla narrazione. Non possiamo dunque che lasciarci trascinare da questo mondo futuro così ben congeniato da Cunsolo, farci suggerire qualche riflessione e ovviamente sperare che questo mondo distopico non si realizzi mai.