CATANIA – Si attendeva il verdetto, ma per l’assenza dovuta a motivi di salute di uno dei difensori tutto è stato rinviato al prossimo 23 aprile. E così i familiari di Giuseppe Marletta, in coma vegetativo dal 2010 dopo un intervento chirurgico al Garibaldi che prevedeva la rimozione di due punti di sutura alla mascella, dovranno attendere altri due mesi per conoscere se l’anestesista Silvio Budello e l’infermiere Carlo Terrano saranno condannati o assolti.
Oggi si doveva svolgere l’ultima udienza davanti al giudice della seconda sezione penale del Tribunale di Catania , Giuseppina Montuori con la requisitoria dei Pm, la discussione dei legali delle parti civili e l’arringa dei difensori, gli avvocati Antonio Fiumefreddo e Enzo Guarnera. I due imputati sono accusati di lesioni personali gravissime. Secondo la procura i due sanitari non avrebbero vigilato il paziente durante la fase del risveglio e non si sarebbero accorti dell’arresto respiratorio e in conseguenza dell’arresto cardio-circolatorio. Budello e Terrano, durante gli interrogatori del processo, hanno sempre ribadito di aver “rispettato tutte le procedure del caso”.
Il processo durato parecchi mesi, anche attraverso l’audizione dei diversi testimoni, ha portato ad una conferma: Marletta nella fase post operatoria, almeno per alcuni minuti, è rimasto senza assistenza. L’anestesista si sarebbe allontanato per svolgere altre mansioni, mentre l’infermiere sarebbe andato a prepararsi per un intervento successivo. Antonio Fiumefreddo, difensore di Carlo Terrano dopo l’interrogatorio dei due imputati aveva dichiarato a LiveSiciliaCatania: “Ciò che è emerso è che l’azienda Garibaldi Nesima risulta sprovvista di una vera e propria sala risveglio e presenta carenze di personale, di addetti all’assistenza post operatoria nonostante le linee guida obblighino all’impiego di unità specializzate in quella che risulta una funzione vitale dell’iter post operatorio”.
Per il legale della moglie di Marletta, Irene Sampognaro, Mario Brancato la vicenda giudiziaria ha portato alla luce “l’assoluto degrado dell’azienda ospedaliera Garibaldi, che presenta gravi carenze- aveva dichiarato a LiveSiciliaCatania – come la mancanza di spazi idonei alla fase post operatoria”. Intanto i due imputati continuano ad essere in servizio all’Ospedale, più volte la direzione dell’azienda contattata per un commento sulla vicenda ha rimandato ogni decisione a “dopo la sentenza della magistratura”. Sicuramente si dovranno attendere tutti i tre gradi di giudizio, e oggi si doveva conoscere l’epilogo del processo in primo grado.
Irene Sampognaro oggi era in via Crispi e sperava di poter finalmente scrivere la parola giustizia in questo suo lungo calvario, ma invece tutto è slittato. “Io sono fortemente indignata – commenta a LiveSiciliaCatania – su come vanno le cose in Italia e come viene gestita la giustizia italiana. Ancora dopo quattro anni sto attendendo una sentenza, che mi auguro sia esemplare”.