PALERMO – “Dal punto di vista economico e sociale, le misure di confinamento non sono sostenibili a lungo termine. In effetti, un lockdown troppo prolungato rischia di creare conseguenze negative per la salute delle persone, per i bilanci della sanità pubblica e per l’economia in generale. Una strategia di uscita ben progettata è quindi cruciale”. Così scrive il Comitato tecnico scientifico nel parare che la Regione siciliana ha girato al premier Giuseppe Conte affinché si valuti l’inizio della Fase 2 in Sicilia. Una Fase 2 in cui serviranno, quasi certamente, mascherine a tappeto per garantire la sicurezza di tutti i cittadini.
Trend costante dei contagi, capacità di garantire assistenza sanitaria, soprattutto nei reparti di Terapia intensiva, mappatura della popolazione anche attraverso i test sierologici: sono le condizioni per fare partire, dal 4 maggio, la Fase 2 in Sicilia.
E poi c’è il nodo delle mascherine. Un ruolo decisivo, secondo il Comitato, dovrebbe essere ricoperto dalle Università siciliane: “È bene notare che, per quanto ad oggi non sia stato normato l’uso di mascherine medico-chirurgiche (o di mascherine certificate con equivalente attività filtrante) per operatori non sanitari, e come protezione personale per lavoratori generici e popolazione generale, l’utilizzo di tali presidi è comunque consigliabile come misura di prevenzione generale e l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di indossare comunque una mascherina medico-chirurgica quando si sospetta di aver contratto il Covid 19 o quando è necessario entrare in contatto con una persona con sospetta infezione”.
Al contempo “potrebbe essere utile l’uso di mascherine non chirurgiche in pubblico quando si frequentano luoghi di incontro come ad esempio i negozi di alimentari, i centri commerciali o i mezzi pubblici di trasporto”.
Se dovesse aumentare la necessità di mascherine, allora servirebbe “il consolidamento da parte di Università e centri di ricerca regionali, in tempi brevissimi, di un processo di certificazione dell’idoneità dei materiali possibilmente idonei alla creazione di mascherine da mettere a disposizione di tutte le imprese che ne facciano richiesta al fine di riconvertire i loro processi produttivi, nell’ottica di una distribuzione capillare sul territorio di tali dispositivi di prevenzione del contagio”.
Ed ancora: “Allo stato attuale, la carenza di queste mascherine è stata parzialmente colmata dalla distribuzione di mascherine non certificate in alcun modo, ed esistono dunque in commercio mascherine senza alcuna prestazione tecnica garantita”.
Si tratta comunque di mascherine, seppure filtranti, autorizzate da un decreto legge del Ministero della Salute lo scorso marzo per fronteggiare l’emergenza. Un incremento della produzione servirebbe anche a calmierare i prezzi che in alcuni casi stanno raggiungendo cifre spropositate.