Quei fiori di Sergio per Marisa - Live Sicilia

Quei fiori di Sergio per Marisa

Sergio Mattarella

Poco sappiamo della vita privata del nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ma ci sono quei fiori, da portare ogni quindici giorni, con qualunque tempo. I fiori per Marisa che un po' ci aiutano a capire meglio il profilo di un uomo schivo.

Ritratto di Sergio Mattarella
di
3 min di lettura

PALERMO- L’unico colore nitido che emerge dalla tavolozza familiare è quello dei fiori appoggiati sulla tomba delle moglie, venuta a mancare nel 2012. Ogni due settimane – qualunque sia il tempo, ovunque si trovi – Sergio Mattarella  lascia tutto per deporre il suo omaggio sulla lapide di Marisa Chiazzese che sposò, mentre suo fratello Piersanti impalmava la sorella Irma. Continuerà a farlo – con la cadenza e i doveri imposti dal ruolo – anche da Presidente.

Non conosciamo il nome di quei fiori. E niente altro della vita privata di un personaggio, talmente ristretto nel suo lato pubblico da non annotarsi differenze tra i due emisferi. Gli amici più cari confessano un solo hobby: “la lettura” e aggiungono: “E’ molto spiritoso, a dispetto delle apparenze”. Lo ammettono con riluttanza, come se violassero un misterioso monastero circondato di brume. Sicché assume il peso di uno scoop l’intervista rilasciata a ‘Un giorno da pecora’, alla vigilia dello scrutinio decisivo, da Franco Alfonso, il barbiere-confidente di Palermo: “Ogni quanto viene? Ogni tre settimane. Gli faccio solo i capelli non la barba, lui preferisce un taglio classico, gli ho suggerito di cambiare… Una persona colta e seria, ma che ride alle mie barzellette. Gliene ho raccontate anche su Berlusconi, e lui si è fatto una risata, ma non ha dato giudizi sul Cavaliere. E’ tifoso del Palermo”.

Fiori, libri, il barbiere, un cauto umorismo. E, appunto, poco altro. Gli accenti con cui il nuovo Capo dello Stato è stato sezionato, prima della sua elezione, hanno raccontato il grigio, l’indefinito, la medietà. Un grigiore declinato secondo empatia o antipatia. Il tono della virtù, da sinistra, il riflesso del tradimento, da destra per le note vicende del Nazareno. Sergio, cioè la moderazione, la capacità di ascolto, il profilo istituzionale. Mattarella, cioè una figura di secondo piano, l’invisibile, il prescelto per tattica, non certo per merito.

“L’eventuale ascesa di Sergio Mattarella al Quirinale ci ridarà un quaresimalista dello stampo di Oscar Luigi Scalfaro. Mattarella è pio, schivo, incapace di sorriso. Sul Colle lo vogliono i democristiani del Pd. In prima linea, Rosy Bindi che con lui, negli anni di Tangentopoli, liquidò in un amen la Dc, forzando la mano al mogio segretario, Mino Martinazzoli. Ne derivò il Ppi, che nacque esangue, morì in fasce e fu sepolto senza lasciare traccia”. Così scriveva Giancarlo Perna su ‘Libero’.

Giuliano (Amato, ndr) è dappertutto, mentre Sergio non sta da nessuna parte, il primo è il ragno che tesse la tela delle solidarietà, il secondo è il signore del riserbo. Una volta, tanti anni fa, Sergio Mattarella mi disse di ammirare molto il poeta Camillo Sbarbaro ‘che voleva scendere dal marciapiede per evitare che il rumore dei passi richiamasse l’attenzione’”. Così Francesco Merlo su ‘Repubblica’, nello stesso periodo. Quando due penne nobili tratteggiano gli opposti di un rompicapo.

Che sorte avrà la tinta tenue di SergiuzzoIl presidente Mattarella si conformerà alla sua misura abituale: una figura pubblica senza trasalimenti, uno dai passi decisi, ma attutiti. “Uno che non ama toccare e farsi toccare”, felicemente l’ha descritto Leoluca Orlando, antico compagno di viaggio. I fiori per Marisa resteranno custoditi da un affettuoso silenzio, come l’omaggio di un uomo a una donna che – per crudeltà del destino – non sarà mai first lady.


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