Messina Denaro, il mistero del box e le 'coincidenze': il processo

Messina Denaro, il mistero del box e le ‘incredibili’ coincidenze

Assolto uno quei presunti favoreggiatori. Quella pistola del Terzo Reich

PALERMO – Alla fine regge solo l’accusa di detenzione illegale di una pistola, mentre cadono le ipotesi più gravi di favoreggiamento aggravato nei confronti di Matteo Messina Denaro, della sorella Rosalia, di una delle amanti del latitante, Lorena Lanceri, e dell’operaio Andrea Bonafede. Cade pure l’accusa di procurata inosservanza di pena in favore del padrino di Castelvetrano.

Giuseppe Di Giorgi è stato condannato a due anni e otto mesi, ma la pena avrebbe potuto essere molto più pesante. La sentenza è del giudice per l’udienza preliminare Lorenzo Chiaramonte.

Non è stato un favoreggiatore

Di Giorgi non è stato un favoreggiatore di Messina Denaro. Solo le motivazione della sentenza potranno chiarire se il garage del mistero, a Mazara del Vallo, sia stato ritenuto o meno dal giudice un alcova del padrino di Castelvetrano.

Una serie di elementi su cui si basava l’accusa hanno finito per essere delle incredibili coincidenze.

Nell’Alfa Romeo Giulietta del padrino trapanese è stata trovata una chiave che apriva i cancelli dell’area dei garage e del cortile di un condominio in via Castelvetrano, a Mazara del Vallo.

Un’altra chiave la possedeva la vivandiera Lorena Lanceri e anche questa apriva gli accessi pedonali.

Ci sono poi le copie di Rosalia Messina Denaro, sorella del capomafia, e dell’operaio comunale Andrea Bonafede che aprono i garage nella disponibilità dei fratelli Giuseppe e Sabrina Caradonna.

Da uno di essi si accede ad un locale attrezzato come un mini appartamento. Sono state prelevate impronte ed isolate tracce biologiche ma non appartengono al capomafia deceduto.

La chiave in possesso di Bonafede (che aveva detto di non sapere nulla dei garage ) apre anche il cancello di accesso ad un uliveto nelle campagne di Campobello di Mazara.

Messina Denaro, il garage e le ‘incredibili’ coincidenze

Coincidenza? Oppure davvero, come sostiene l’operaio, nulla saprebbe del garage vicino al quale si sono dati appuntamento la cognata (è sposata con il fratello di Andrea Bonafede, Emanuele) e il padrino durante la latitanza?

Lo scorso luglio le perquisizioni sono state estese alle abitazioni dei fratelli Caradonna. Dentro la cabina armadio nella stanza da letto matrimoniale della donna c’era una pistola Whalter semiautomatica calibro 38.

Il marito, Giuseppe Di Giorgio, disse di averla trovata dieci anni fa dentro un borsello mentre faceva jogging vicino ad un passaggio a livello.

La pistola ha lo stesso numero di matricola di un’arma che un carabiniere in servizio a Trapani ha comprato nel 1996 dalla vedova di un medico di Favignana.

Stessa matricola e armi diverse. Ipotesi plausibile secondo gli esperti. L’arma trovata a casa di Di Giorgi è stata fabbricata nel lontano 1942 e utilizzata da un soldato del Terzo Reich.

L'avvocato Marcello Montalbano
L’avvocato Marcello Montalbano

Le chiavi e il box

E il fatto che le chiavi trovate a Rosalia Messina Denaro e Andrea Bonafede aprissero il box? I legali della difesa, gli avvocati Marcello Montalbano, Walter Marino e Claudio Livecchi, hanno citato un consulente il quale ha spiegato che le due chiavi non sono la perfetta copia dell’originale. Inoltre si tratta di una serratura molto comune e poco sicura che può anche essere aperte con chiavi non originali.

Resta il fatto che nell’ottobre 2022 le telecamere inquadrarono la macchina con a bordo Messina Denaro e Lorena Lanceri transitare e fermare la marcia davanti al condominio.


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