PALERMO – Assolto. Mauro La Mantia, leader siciliano di Giovane Italia, il movimento giovanile del Pdl, non picchiò tre attivisti dei Collettivi studenteschi.
Ragazzi di destra e di estrema sinistra se le diedero di santa ragione una sera di tre anni fa. Arrivarono alle mani durante una manifestazione per raccogliere fondi in favore delle famiglie terremotate dell’Abruzzo, organizzata da Giovane Italia. Alla facoltà di Giurisprudenza si presentarono i Collettivi studenteschi. Prima volarono insulti e parole grosse. Poi, esplosero gli scontri. Tre giovani di sinistra denunciarono di essere stati colpiti con caschi, cinghie e spranghe di ferro. In ospedale gli diagnosticarono ferite guaribili in sette giorni. Le forze dell’ordine identificarono La Mantia nei cui confronti, nel dicembre dell’anno scorso, fu disposto il decreto di citazione a giudizio.
Nel corso del processo gli avvocati Enrico Sanseverino e Alessandro Martotrana hanno sostenuto che l’imputato si era trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. È vero, infatti, che La Mantia fu identificato nel pieno della bagarre, ma era uscito fuori dalla facoltà con il solo intendo di sedare gli animi. Ed invece si è ritrovato sotto processo con l’accusa di lesioni in concorso con altri studenti non identificati. Alla luce della sentenza, i veri autori dell’aggressione restano impuniti.
“Sono stato vittima di una campagna diffamatoria condotta dai collettivi e dai centri sociali sostenuta anche da certi docenti della mia ex. facoltà di lettere e filosofia. Ho avuto fiducia nella giustizia – spiega La Mantia -. Oggi è stato dimostrato che non è stato commesso alcun atto di violenza contro i miltanti di sinistra. Anzi è stato dimostrato in altri processi sulla violenza politica a Palermo che le organizzazioni giovanili di destra subiscono aggressioni di ogni tipo da parte degli estremisti di sinistra”.