GELA (CALTANISSETTA) – Più di cento persone arrestate in diverse regioni italiane nell’ambito di due distinte operazioni contro la Stidda. Un’inchiesta della procura di Brescia ha portato all’applicazione di una settantina di misure cautelari, una della Dda di Caltanissetta a 35 arresti.
Oltre trenta gli arresti già effettuati nell’ambito dell’inchiesta siciliana: arresti e ordinanze di custodia cautelare a persone già detenute che hanno colpito al cuore l’organizzazione mafiosa che negli ultimi decenni ha controllato il territorio della cittadina del nisseno. In carcere capi, semplici soldati dell’organizzazione e anche favoreggiatori. Con l’accusa, fra l’altro, d’aver gestito il traffico di droga nella zona, d’aver reinvestito gli utili del traffico servendosi di imprese di comodo e prestanomi e dedicandosi ad autentiche estorsioni, anche con l’imposizione di loro prodotti alle aziende del nisseno. Metodi violenti, quelli usati dal clan.
Decine le spedizioni punitive degli stiddari: con l’uso delle armi, danneggiamenti e incendi contro chi tentava di opporsi allo strapotere criminale. Cinquecento uomini armati erano pronti a scatenare una nuova guerra di mafia. E’ quanto ha accertato la Polizia nell’ambito dell’indagine contro la Stidda di Gela che ha portato questa mattina a decine di arresti. Ascoltando centinaia di ore di intercettazioni, gli investigatori hanno accertato che la cosca aveva una potenzialità “militare” costituita, appunto, da 500 persone. “Cinquecento leoni”, come si chiamavano tra di loro durante le telefonate intercettate, che erano pronti ad entrare in azione al primo cenno dei capi. I poliziotti hanno anche ripreso diverse spedizioni punitive alle quali gli stiddari si presentavano armati, danneggiamenti e incendi ai danni di chi si opponeva al potere del clan.
“Organizzavano spedizioni punitive simili a sceneggiature televisive. Vedere certe immagini è stato forte anche per noi. Avevamo la sensazione di essere davanti ad un set televisivo. In un’occasione prendono la testa di un soggetto e gliela sbattono al muro, in un’altra imbracciano il fucile e sparano dall’auto. Quando alcuni imprenditori hanno trovato il coraggio di denunciare, accompagnati dal presidente dell’antiracket di Gela, abbiamo registrato gli incontri tra la vittima e i fratelli Di Giacomo. ‘Ti scanno’, ‘ti levo dal mondo’, queste le frasi che i fratelli usavano dire”. Sono alcuni dei particolari dell’indagine svelati dal capo della Squadra Mobile di Caltanissetta, Marzia Giustolisi, nel corso della conferenza stampa sull’operazione Stella Cadente che ha sgominato questa mattina a Gela un clan della Stdda.
Con l’operazione antimafia contro la Stidda nissena “Stella cadente” la polizia di stato ha eseguito 33 ordinanze di custodia cautelare di cui 26 in carcere e 7 agli arresti domiciliari a carico di persone indagate a vario titolo per associazione di tipo mafioso, estorsione, associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti e detenzione illegale di armi. Due persone sono ricercate. Sono finiti in carcere: Di Giacomo Bruno, inteso “Marlon Brando”, gelese di 44 anni; Di Giacomo Giovanni, gelese di 47 anni, già detenuto; Antonuccio Giuseppe Alessandro, gelese di 39 anni, già agli arresti domiciliari; Antonuccio Giuseppe inteso “Pallina”, gelese di 33 anni; Ajdini Mirjan inteso “Emiliano o Puci”, albanese di 32 anni, già agli arresti domiciliari; D’Antoni Luigi, gelese di 54 anni; Di Giacomo Vincenzo, gelese di 52 anni, già detenuto in una casa di lavoro; Di Giacomo Rocco, gelese di 63 anni; Di Maggio Vincenzo, gelese di 30 anni; Giaquinta Giuseppe, gelese di 28 anni; Guzzardi Luciano, catanese di 55 anni; Lauretta Emanuele, gelese di 35 anni, già detenuto; Lauretta Emanuele, gelese di 41 anni; Marchese Rosario, calatino da sempre vissuto a Gela di 33 anni, già detenuto; Marino Gaetano, gelese di 35 anni; Nastasi Giuseppe, gelese di 35 anni; Palena Nicola, gelese di 37 anni, già detenuto; Parisi Gianluca, gelese di 36 anni; Pennata Alessandro Emanuele, gelese di 36 anni; Portelli Paolo Franco, gelese di 20 anni; Romano Andrea, gelese di 25 anni; Scerra Filippo, gelese di 44 anni; Scilio Alessandro, gelese di 39 anni; Tomaselli Massimiliano inteso “Emiliano”, gelese di 38 anni; Traina Giovanni, palermitano di 44 anni, trapiantato a Gela; Truculento Giuseppe, gelese di 51 anni. Sono stati posti agli arresti domiciliari: Cammalleri Samuele Antonio, gelese di 32 anni; D’Antoni Giuseppe, gelese di 30 anni; Cosca Laura, gelese di 25 anni; Famà Aleandro, inteso Scarabeo, gelese di 23 anni; Peritore Benito, gelese di 43 anni, già detenuto; Infurna Calogero Daniele, gelese di 36 anni; Vella Giuseppe, palermitano trapiantato a Licata di 66 anni. Sono ricercati Antonuccio Salvatore inteso “orecchie di plastica”, gelese di 42 anni e Simone Gaetano, gelese di 48 anni. L’ordinanza è stata eseguita dai poliziotti del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, della Squadra Mobile di Caltanissetta e del commissariato di Gela, con l’ausilio del Reparto Prevenzione Crimine e di Unità cinofile di Palermo e Catania e delle squadre mobili di Catania, Siracusa, Chieti, L’Aquila, Brescia e Cosenza.
Inoltre, il Gip presso il Tribunale di Caltanissetta ha disposto il sequestro preventivo di alcune aziende, il cui valore è ancora in fase di accertamento: dell’intero capitale sociale e del compendio aziendale della Cartaplastic srls, con sede legale a Gela, operante nell’ambito del commercio di saponi e detersivi e ingrosso di altri prodotti nel settore alimentare, con intestazione a Cosca Laura quale titolare delle quote; dell’intero capitale sociale e del compendio aziendale della Sweet Plastic srls, con sede legale a Gela, operante nell’ambito del commercio di saponi e detersivi e ingrosso di altri prodotti nel settore non alimentare, con intestazione a Cosca Laura quale titolare delle quote; dell’intero capitale sociale e del compendio aziendale della Malibu’ Indoor srls, con sede in Gela, che si occupa d’intrattenimento all’interno della discoteca Malibù di Gela, con intestazione di parte delle quote a D’Antoni Giuseppe.
Nell’operazione della procura di Brescia, sono emersi i contatti tra stiddari e colletti bianchi che avrebbero pesantemente inquinato diversi settori economici attraverso la commercializzazione di crediti d’imposta fittizi per decine di milioni di euro. Delle 75 misure cautelari applicate nell’ambito dell’indagine lombarda solo 15 riguardano soggetti accusati di associazione mafiosa.
L’organizzazione mafiosa, attraverso il supporto di “colletti bianchi”, ha permesso secondo gli inquirenti a una vasta platea di imprenditori di evadere il fisco per diverse decine di milioni di euro, cedendo crediti fiscali inesistenti con effetti distorsivi sull’economia reale ulteriormente condizionata dai reinvestimenti dei profitti illeciti conseguiti. L’enorme redditività del business ha determinato momenti di tensione con la cosca operante in Sicilia, il cui traffico di droga è stato inizialmente finanziato proprio dai proventi della vendita dei crediti fittizi.
“La vasta e brillante operazione condotta dalle forze dell’ordine che, con l’arresto fra l’altro di trentacinque gelesi ha assestato un durissimo colpo alle organizzazioni criminali, dimostra come lo Stato sia fortemente impegnato a garantire una libera e democratica convivenza civile”. Lo ha detto il sindaco di Gela, Lucio Greco, alla guida di una giunta che comprende esponenti di liste civiche ma anche di Pd e Forza Italia. “Nell’esprimere pieno apprezzamento ai tutori dell’ordine – scrive in una sua nota, Greco – non posso però, in qualità di sindaco, non manifestare la mia preoccupazione per la forte e radicata presenza di forze criminali nella nostra città”. Per il sindaco di Gela, “anche la politica ha l’obbligo di fare la sua parte e può farlo solo con azioni improntate sempre alla legalità e con comportamenti ineccepibili”. (ANSA).