Medaglia d'oro per la stampella - Live Sicilia

Medaglia d’oro per la stampella

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Nella cornice sobria e all’un tempo maestosa di Palazzo d’Orleans, Sua Eccellenza il Cavaliere Raffaele Lombardo, Governatore della Sicilia e Principe di Grammichele, ha consegnato ieri ai fasti della storia l’eroica figura di Riccardo Savona che, da presidente della Commissione Bilancio dell’Assemblea regionale, ha avuto il coraggio di lanciare la stampella oltre la trincea dell’opposizione e di salvare così i destini del governo voluto a gran voce dall’intero popolo dei siciliani. Sul petto dello statista Savona la mano moderna e innovativa del Governatore ha appuntato, con orgoglio e deferenza, la medaglia d’oro del Supremo Ordine di Tigellino, la più ambita delle onorificenze. Tigellino – per chi avesse disperso la preziosa memoria – fu uno dei primi siciliani illustri dell’Impero romano: proveniente dall’antica Akragas, divenne a Roma il più fedele e zelante prefetto di Nerone ma di fronte alla sanguinaria insurrezione guidata da Galba preferì anche lui gettare la stampella e dare una mano al vincitore.

 Difficile descrivere il grado di commozione raggiunto ieri durante la cerimonia di Palazzo d’Orleans, addobbato a festa come nelle grandi occasioni. Il momento più alto e sublime si è avuto quando, nel Salone degli Arazzi, si è materializzata la figura di Sua eccellenza Lombardo. Il suo incedere moderno e innovativo, tra due fitte ali di folla, ha provocato di colpo un silenzio ieratico, indorato vieppù da due folgoranti squilli di tromba. Alla sua destra i consiglieri più ascoltati: Massimo Russo, plenipotenziario della Sanità, e Gaetano Armao, barone di Porto Empedocle. Alla sua sinistra i dignitari di Corte: da Giuseppe Lumia ad Antonello Cracolici, da Fabio Granata a Gianfranco Miccichè. Davanti a lui le voci bianche del collegio salesiano delle Salette, chiamate a intonare in coro il soave inno delle riforme, il cui sublime significato sta già nei primi due versi del ritornello: “Amiamo Lombardo perché non è un gattopardo/ noi vogliamo le riforme/ noi vogliamo la libertà”.

Ed è stato proprio quello delle riforme il tema a cui si è ispitato il Governatore nel suo breve ma denso discorso pronunciato all’indirizzo dell’eroico Savona. “Tutti ti hanno dato del traditore”, ha detto il Governatore con un malcelato nodo alla gola. “Ma io in verità ti dico che chi tradisce per le riforme avrà sempre un posto con me nel paradiso di questa nostra Regione”.  E mentre si levava, immediato e inebriante, lo scrosciare degli applausi, il Governatore ha voluto chiamare accanto a sé tutti gli eroi che in questi ultimi due anni, in virtù della loro incrollabile fede nella Sicilia e nei siciliani, hanno abbandonato il fronte dei vili, dei gattopardi, degli sciacalli e degli ascari, per correre intrepidi dietro il vessillo delle riforme. Un elenco lunghissimo, con mille e mille nomi che nessuno da ora in poi potrà insultare come traditori.

Una giornata da segnare a caratteri d’oro, aureo dies signanda lapillo, quella di ieri. Un giubilo per le voci bianche delle Salette, con quegli occhietti blu umidi di lacrime e con quelle testoline bionde sovrastate da un felice turbinio di bandiere e gagliardetti.


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