PALERMO – Pare che al presidente Rosario Crocetta non sia bastato neanche convocare il gruppo del Megafono per ricucire lo strappo delle scorse settimane. Pare che il gruppo all’Ars, invece, proceda inesorabile verso il suo scioglimento. Ed è certo, invece, che una parte dei deputati che una volta faceva riferimento al governatore siciliano sia ormai più che vicina a Davide Faraone. E questo nonostante le smentite, come quella del parlamentare Antonio Malafarina, che non rinnega (anzi) i maldipancia delle scorse settimane, ma afferma che “lo scioglimento del gruppo non è mai stato in discussione” e che “nessuno vuole andarsene”.
Sarà. Ma almeno due deputati non la pensano come lui. E, in realtà, potrebbero essere di più. All’incontro con il presidente della Regione, infatti, non hanno partecipato “per motivi politici” né Giambattista Coltraro né Nino Oddo, megafonino e socialista. Sarebbero loro, quindi, gli “irrecuperabili”. Per indecisi, invece, i boatos di Palazzo danno Nello Dipasquale e Giovanni Di Giacinto, che del Megafono è l’attuale capogruppo. Sarebbe stato proprio lui, tra l’altro, ad organizzare quel pranzo con il luogotenente dei renziani in Sicilia, Faraone, ma qualcuno racconta che, adesso, Crocetta stia facendo di tutto per salvare il salvabile.
Intanto, però, Coltraro e Oddo vanno avanti. Per loro, l’esperienza con il Megafono è già conclusa. “Ho sentito proprio stamattina Davide – dice il deputato di Siracusa – e abbiamo confermato la linea: noi non ci fermiamo. Aspettiamo il passaggio delle europee, poi creeremo un gruppo autonomo e parleremo con altri deputati”. E le europee del 25 maggio, in effetti, sono fondamentali: di certo dopo il voto si apriranno nuovi scenari, con i malcontenti che alcuni raccontano esserci già nei gruppi di Drs e Articolo 4.
Intanto, proprio con il movimento di Lino Leanza Coltraro, a Siracusa, ha fatto un “patto federativo” che porta il nome di Sal – Sviluppo, autonomia e lavoro – e che si è concretizzato nel sostegno alla candidata di Articolo 4 Michela Giuffrida, in lista con il Partito democratico. “Questo però non significa che ho aderito al gruppo all’Ars, né che lo farò in futuro”, precisa Coltraro. Nel frattempo Faraone sonda il territorio.
L’obiettivo è pescare qualcuno degli scontenti dell’area di centrosinistra di Palazzo dei Normanni e includerli in questo nuovo gruppo che, però, avrebbe come immediata conseguenza l’inevitabile scioglimento del Megafono. Anche se restassero sia il capogruppo Di Giacinto sia Dipasquale, tre parlamentari non sarebbero infatti sufficienti a tenerlo in piedi.