Meloni, Salvini e la legge elettorale: Sicilia banco di prova - Live Sicilia

Meloni, Salvini e la legge elettorale: Sicilia banco di prova

L'idea del proporzionale fa gola a tanti e stravolgerebbe il quadro anche nell'isola.

ROMA – Uno spettro si aggira per l’Italia: lo spettro del proporzionale. La “pazza idea” si è fa strada con maggiore insistenza nelle ultime settimane e ieri pomeriggio ha subito un’ulteriore accelerazione in occasione del seminario romano organizzato dagli orfiniani del Pd (e benedetto da Enrico Letta) che hanno chiamato a raccolta le varie anime del partito per ragionare su quello che ormai non è più un tabù.

Effetti collaterali

 

L’obiettivo collaterale è quello di creare una crepa nel centrodestra in evidente difficoltà stritolato dalla guerra per la premiership del blocco conservatore: la legge proporzionale diventerebbe un grimaldello per isolare Meloni (dare un assist a Salvini) e rottamare la coalizione (che in realtà si è ritrovata compatta nel corso di questa legislatura soltanto nei mesi del Conte bis). Uno scenario che potrebbe provocare danni collaterali anche in Sicilia dove si vota (seppur con una legge elettorale di impianto opposto che premia le coalizioni) pochi mesi prima delle politiche (un deterrente per molti incendiari del centrodestra). La partita siciliana è storia minore di una narrazione più complessa, oggetto del contendere tra Meloni e Salvini ma che richiama le suggestioni estive di Gianfranco Miccichè sul modello Draghi in salsa sicula. Questa pazza idea potrebbe divenire l’ultima arma contro il presidente ricandidato da Fratelli d’Italia e consentirebbe di lanciare il liberi tutti (il canto delle sirene anche per qualcuno del blocco progressista allergico ai perimetri troppo stretti). 

Musumeci bis oggetto del contendere

Ma torniamo a Roma. La sorella d’Italia, pronta a tutto per capitalizzare la crescita esponenziale del suo partito, ha messo in piedi una conferenza programmatica dal sapore fortemente identitario senza mai citare gli alleati agitando il totem della ricandidatura di Musumeci. “Un governatore capace non si manda a casa per fare un dispetto a qualcuno, o perché è troppo vicino a Fratelli d’Italia” ha tuonato dal palco milanese. Riecheggiano soprattutto le parole finali: “Daremo orgoglio all’Italia con o senza centrodestra”. La prova di forza ha raccolto a stretto giro.  In Sicilia “ci sono troppi litigi. Noi siamo impegnati a ricomporre”, ma se sul governatore Nello Musumeci “tre quarti della coalizione dice ‘no’, evidentemente c’è un problema”, ha risposto il leader del Carroccio. “Quindi io devo capire i ‘no’ e lavorare per ricomporre c’è un centrodestra diviso in due-tre-quattro-cinque parti e io sto lavorando per l’unità. La Lega è l’unica che sta facendo passi indietro sostanzialmente. Ma non possiamo essere sempre noi a fare passi indietro per l’unità del centrodestra”. Soprattutto “quando poi qualcuno dice che magari va al governo da solo”. E di suggestione in suggestione resta la quadra palermitana da risolvere (realisticamente in modo unitario) a questo punto sembrerebbe senza il vincolo delle regionali. Le amministrative sarebbero così un modo per pesarsi e da lì si potrebbe scrivere tutta un’altra storia. 


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