Meloni: una carezza a Lagalla e l'ultimatum su Musumeci

Meloni: una carezza a Lagalla e l’ultimatum su Musumeci

Il comizio della leader di Fdi a Palermo. Il sostegno a Lagalla e parole che lasciano intendere un clima non sereno.
PALERMO 2022
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Uno è già il candidato, l’altro aspira fortemente ad esserlo, dopo una stagione di governo. E Giorgia (Meloni) li ha benedetti tutti e due, nel comizio di Palermo. Ecco perché Roberto (Lagalla) e Nello (Musumeci) possono essere soddisfatti, anche se i percorsi si rispecchiano diversi, nella campagna elettorale che il primo sta attraversando, tra mille polemiche, e la sfida per Palazzo d’Orleans che il presidente Musumeci ha già segnato da tempo nell’agenda delle sue priorità. La leader di Fdi è stata a piazza Verdi, come già, in mattinata, a Messina.

“Roberto Lagalla rappresenta orgoglio e concretezza – ha detto Meloni -. Devo ringraziare Carolina che sarebbe stata un ottimo sindaco. Ma non volevamo arroccarci. La candidatura più competitiva era quella di Lagalla, Carolina è stata la prima a dire: facciamo un passo indietro”. Un riassunto di quello che è successo, con le complicate trattative nel centrodestra, per Palazzo delle Aquile, che hanno portato al nome dell’ex rettore, dopo un percorso lungo ed estenuante. Carolina Varchi, candidata scelta per rappresentare i meloniani, si è ritirata, mentre era già in campo. Lo stesso hanno fatto Francesco Cascio, sostenuto principalmente da Forza Italia e Lega, e l’autonomista Totò Lentini.

Parole al miele anche per Musumeci, come anticipato. Giorgia ha pienamente riconfermato la fiducia a Nello: “Il candidato migliore”, con una sorta di ultimatum sulle scelte della coalizione: “Ho accettato mio malgrado di attendere la fine delle elezioni amministrative, ma non attenderò oltre”. Fratelli d’Italia, se non ci fosse l’accordo per la Regione, prenderebbe in esame l’ipotesi di una corsa in solitudine? Risposta: “Questo è il dibattito che si aprirà se fosse necessario aprirlo, io confido che non si dovrà andare da soli”.

Sembra proprio la replica delle tensioni palermitane su una scala più grande e gettano un’ombra sul possibile governo di Palermo, se toccasse al centrodestra. Un eventuale sindaco Lagalla, con la sua giunta, come potrebbe sfuggire a un clima di barricate, sospetti e assalti, se tale fosse lo scenario? Quanto sarebbe compromessa l’unità d’intenti che è necessaria per affrontare gli immani problemi di una città in crisi? Il 13 giugno, il giorno dopo delle urne palermitane, potrebbero arrivare le prime risposte. (Roberto Puglisi)


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