PALERMO – Un mercatino rionale che condiziona la concessione delle aree di cantiere, cinquanta lavoratori della Sis in cassa integrazione ordinaria a rotazione e una falda acquifera che rallenta la tratta “A” da due anni. Il raddoppio del passante ferroviario da Brancaccio a Carini sta attraversando una fase delicata tra problemi irrisolti, ritardi e una vicenda quanto meno singolare in viale Francia, dove il mercato del martedì è diventato oggetto di una battaglia che coinvolge ambulanti, residenti, Comune e adesso pure i treni.
A febbraio un’ordinanza dell’amministrazione aveva trasferito le bancarelle nelle vie Montecarlo, Paci e Cannarozzo e in un tratto di viale Francia non interessato dai cantieri, una scelta mal digerita dagli ambulanti che ritengono le nuove aree troppo penalizzanti per gli affari. E così i commercianti continuano a piazzarsi nella più centrale via dei Nebrodi e nel tratto di viale Francia compreso tra viale Strasburgo e via Montecarlo, che dovrebbe diventare oggetto della concessione per lo scavo. A questo punto la Sis ha avanzato le proprie rimostranze a Palazzo delle Aquile perchè vorrebbe riservata l’intera strada. Durante un vertice di pochi giorni fa, il consorzio e il Comune hanno cercato vanamente un compromesso: “Dopo una posizione iniziale di chiusura l’azienda mi è sembrata più disponibile – dice l’assessore ai Lavori Pubblici, Emilio Arcuri -. In un primo momento la Sis ha avuto un atteggiamento intransigente e ha rifiutato la proposta alternativa che avevamo formulato. Ho fatto presente, però, che i lavori si inseriscono in un contesto già consolidato e che il primo criterio da considerare è la sicurezza dei cittadini”.
I lavori sulla tratta B, però, non corrono alcun rischio a causa di questo intoppo. “L’area di viale Francia non è di cantiere ma di servizio – spiega l’assessore -, pertanto l’attività di cantiere lungo la tratta prosegue regolarmente. La questione della concessione è ancora aperta ma non mi sbilancio sulle soluzioni perchè stiamo ancora negoziando”. Non è il primo contrattempo per questa porzione del passante, che sta costando 218 milioni di euro in variante e che paga un avvio a singhiozzo. I lavori sono stati consegnati solo a dicembre 2013, con completamento previsto nel 2018, per la nota querelle incorsa tra il 2004 e il 2006 con i commercianti e i residenti della zona viale Lazio-viale delle Alpi, che all’epoca paventarono un pericolo crolli per i palazzi e una serie di problemi, dalle difficoltà nel trovare parcheggio alla riduzione del volume d’affari per le attività commerciali a causa della chiusura di alcuni assi stradali.
Due settimane fa, invece, ha subito un brusco stop la tratta A dopo la scoperta di alcune crepe sulle palazzine a ridosso degli scavi, con il conseguente sgombero di 70 famiglie tra vicolo Bernava e via Pacini. Ad averle provocate è stato un problema geologico che ormai da due anni angustia Rfi e Sis in quella zona: una falda acquifera che già nel giugno del 2012 aveva provocato danneggiamenti in alcuni edifici delle vie Costantino Lascaris, Giacomo Serpotta e Pietro D’Asaro.”Quarantatrè famiglie sono alloggiate altrove a spese loro, le altre hanno trovato soluzioni diverse”, chiosa Arcuri, che poi avverte la Sis: “Noi non abbiamo i titoli per intervenire sull’opera ma abbiamo doveri di rappresentanza di una comunità. Saremo intransigenti e chiederemo alla Sis di certificare che ci siano le condizioni di assoluta sicurezza. Ovviamente anche Ferrovie è concorde su questa posizione. Ora alcuni incaricati della Sis faranno le loro elaborazioni tecniche – conclude l’assessore -, ma anche il Comune farà le sue”.
Da Rfi fanno sapere che “si tratta solo di qualche crepa, cedimenti di millimetri”, comunque sufficienti a interrompere gli scavi negli ultimi 60 metri della galleria Imera-Lolli. Lo conferma anche Pierpaolo Diaco, responsabile della Sis: “Gli scavi sono fermi, si è verificato un problema nello stesso punto di due anni fa. I nostri progettisti stanno raccogliendo ed elaborando tutti i dati ma è ancora presto per fare previsioni sulla ripresa dei lavori. Alcuni edifici hanno subito assestamenti e, di conseguenza, alcuni leggeri cedimenti. I lavori però non sono bloccati, negli altri cantieri si va avanti”.
Ma le grane per il passante ferroviario non finiscono qui. Dal 16 giugno la Sis ha dovuto ricorrere alla cassa integrazione ordinaria a rotazione per 50 operai sui 270 totali. “L’azienda voleva mettere in cassa integrazione 150 persone – afferma Piero Ceraulo della Fillea Cgil – paventando difficoltà economiche legate, per la tratta A, al problema geologico e, per la tratta B, alla questione del mercato di viale Francia, almeno finchè il Comune non avrà concesso le aree di cantiere. Abbiamo risposto proponendo la cassa integrazione a rotazione per 50 lavoratori alla volta, spiegando poi la situazione all’assemblea di tutti i lavoratori. Rfi ha autorizzato la Sis a sospendere formalmente i lavori della tratta A e a presentare all’Inps la richiesta di cassa integrazione ordinaria a rotazione. È una situazione delicata ma sotto controllo. Ci aspettiamo – conclude Ceraulo – che l’opera si concluda garantendo sempre la sicurezza occupazionale ai 270 lavoratori. Siamo aperti al dialogo con l’impresa ma anche pronti a mobilitarci e a fermare il cantiere”. La Cig è scattata il 16 e durerà tredici settimane.