PALERMO – Era tutto pronto quel giorno del 2017. Nella chiesa madre di Campobello di Mazara si aspettava il padrino di cresima, un medico palermitano. Che non si presentò. In realtà era Matteo Messina Denaro. Tra gli invitati c’era Andrea Bonafede, l’operaio comunale nei confronti del quale la Procura di Palermo ha cambiato il capo d’imputazione: da favoreggiamento ad associazione mafiosa. È stato Bonafede a raccontare il retroscena nel corso di un interrogatorio.
Era fra gli invitati perché a ricevere il sacramento della cresima era il nipote, il figlio di suo fratello, Emanuele Bonafede, e di Lorena Lanceri. Anche la coppia è in carcere. L’operaio ha spiegato che sapeva del medico in pensione (Francesco Salsi, così diceva di chiamarsi Messina Denaro), ma non ne conosceva l’identità, né seppe perché disertò la cerimonia all’ultimo minuto. Non si fece troppe domande, l’operaio e zio del festeggiato. Secondo l’accusa, al contrario, sarebbe stato a conoscenza della presenza-assenza del latitante poiché faceva parte della sua ristretta cerchia di fedelissimi. Sarebbe stato Bonafede ad accompagnarlo per sottoporsi ad un intervento all’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo, due mesi prima che venisse operato alla clinica La Maddalena di Palermo. Fu sempre Bonafede a fornirgli anche due cellulari sicuri per le comunicazioni. Oggi l’operaio, che ha negato di conoscere l’identità di Messina Denaro, torna in aula per il processo.
Emanuele Bonafede e la moglie Lorena Lanceri, bracciante agricolo e cameriere in un ristorante lui e casalinga lei, hanno aiutato Messina Denaro nell’ultimo periodo di latitanza. I coniugi però hanno intrattenuto rapporti, anche intimi, con il boss almeno dal 2017. E cioè dall’epoca della cresima del figlio Giuseppe. Il capomafia gli avrebbe dato i soldi per comprare il regalo di cresima, un Rolex Oyster Perpetual da 6.300 euro. Messina Denaro ha annotato la spesa nella sua contabilità (“6.300 orol”) e i carabinieri hanno trovato il riscontro dei pagamenti nella gioielleria Matranga di Palermo dove il prezioso orologio è stato comprato.
In un audio del 13 gennaio scorso, tre giorni prima dell’arresto, il capomafia oggi deceduto si rivolgeva al ragazzo dicendo: “Figlioccio io sono a Palermo…”. Il giovane lo chiamava “parrino”. Secondo la Procura di Palermo “non soltanto i due coniugi ma anche il figlio Giuseppe, ben conoscevano la vera identità del loro ospite”. Il 17 aprile 2021 Giuseppe Bonafede aveva intenzione di ricevere amici a casa (“vorrei fare venire i ragazzi… siamo in 4”) e chiedeva alla madre di avvisarlo quando il “parrino” se ne fosse andato (“fammi sapere quando”), salvo prendere atto a malincuore (“mah”), del netto rifiuto della madre (“no affermativo”). Messina Denaro era ancora a casa come è emerso dal tracciamento dell’utenza telefonica in uso al capomafia.
Ed ancora il 27 luglio 2022 Bonafede jr attendeva la consegna di libri (“ho ordinato libri di ingegneria e arrivano domani”) e temeva di creare problemi al latitante (“e se viene il parrino”). I pizzini trovati dai carabinieri del Ros dopo l’arresto del boss hanno svelato la sua corrispondenza. Lorena Ninfa Lanceri è stata “coperta” nei messaggi di Messina Denaro Matteo (sia in entrata che in uscita) con diversi nomi convenzionali. A volte la chiamava “tramite”, altre “Lesto” o “Diletta”.
Che “Lesto” sia Lanceri emergerebbe dai messaggi “WhatsApp” con i quali la donna raccontava ad un’amica di avere ricevuto da “Francio” (Francesco Salsi e cioè Messina Denaro Matteo) un quadro in regalo. Del quadro si parla nella contabilità del latitante (“50.00 LESTO REGA QUAD”). E si parla di un altro nome, “Malo”, abbreviativo di “Maloverso”, nome in codice attribuito dal latitante ad Emanuele Bonafede, l’ultimo a finire in carcere tra i membri di una famiglia al servizio del latitante. Nel cellulare sequestrato al capomafia il giorno dell’arresto c’era una foto che lo immortalava seduto sul divano mentre sorseggia un bicchiere di liquore. Il salotto era quello dell’abitazione Bonafede-Lanceri. Perché alla fine Messina Denaro non si presentò alla cerimonia? Troppo rischioso o c’è dell’altro? Perché aveva deciso di tirare fuori quel foglio contabile di sei anni fa? Dove è nascosto l’archivio del boss?