Messina Denaro, pizzini e cellulari: "L'operaio lo portò in ospedale" - Live Sicilia

Messina Denaro, pizzini e cellulari: “L’operaio lo portò in ospedale”

Intreccio di chiamate prima di operarsi a Mazara del Vallo

PALERMO – “Adenocarc. Il 3 novembre lo so”, c’era scritto nel pizzino trovato in una gamba della sedia a casa della sorella Rosalia. Erano gli appunti del diario clinico di Matteo Messina Denaro. Da qui sono partite le indagini che hanno portato all’arresto del latitante. E da qui parte anche il nuovo capitolo investigativo che ha convinto la Procura di Palermo a contestare il reato di associazione mafiosa ad Andrea Bonafede, operaio del comune di Campobello di Mazara. Non un semplice favoreggiatore del latitante, ma uno dei dei fedelissimi su cui riponeva la massima di fiducia.

Ci voleva massima fiducia se, come ritengono i pubblici ministeri, il padrino gli ha chiesto aiuto in un momento di grandissima difficoltà. Il 3 novembre 2020 ha saputo di essere malato di tumore. All’indomani Bonafede ha attivato una sim card e l’ha inserita in un vecchio cellulare in passato usato dalla suocera e dalla madre.

I carabinieri del Ros, coordinati dal procuratore Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Gianluca De Leo e Piero Padova, hanno mappato il telefonino che il 5 novembre ha agganciato la cella in cui ricade l’ospedale di Mazara del Vallo. Stessa cosa avviene con la scheda del telefono in uso a Bonafede. Perché improvvisamente ha deciso di avere due numeri?

Il 6 novembre i due cellulari sono ancora una volta posizionati uno accanto all’altro. È il giorno in cui Andrea Bonafede, cugino omonimo dell’operaio, colui che ha prestato l’identità al latitante, esegue una visita in ospedale. In realtà si tratta di Messina Denaro. L’anomalia è grande: tra i due cellulari ci sono parecchie chiamate in entrata e in uscita. No, Bonafede non ha chiamato se stesso.

Dal 9 novembre i contatti si interrompono. La nuova linea è silenziosa. Il 13 novembre Messina Denaro viene operato la prima volta all’ospedale Abele Ajello, due mesi prima del secondo intervento alla clinica La Maddalena di Palermo. Il 14 novembre viene attivata una nuova utenza, sempre intestata a Bonafede l’operaio. Il 18 novembre la nuova sim e quella intestata a Bonafede agganciano una cella di Campobello di Mazara. Messina Denaro è tornato a casa. No, sostiene la Procura, Bonafede non ha solo favorito il capomafia ritirando le ricette dal medico Alfonso Tumbarello. “Un favore a mia insaputa”, ha detto nel corso dell’interrogatorio. Sarebbe stato una pedina del suo scacchiere mafioso.


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