Messina Denaro, il giallo dei box: inchiesta chiusa, ma non per tutti

Messina Denaro e il mistero dei box: inchiesta chiusa, ma non per tutti

Avviso di conclusione solo per il ritrovamento di una pistola

PALERMO – L’inchiesta è chiusa per il solo Giuseppe Di Giorgi. Sugli altri si indaga ancora perché il mistero dei garage di Matteo Messina Denaro non è stato ancora chiarito. Ci sarebbe molto di più che la semplice disponibilità dei box.

Messina Denaro e le chiavi dei box

Nell’Alfa Romeo Giulietta del padrino trapanese è stata trovata una chiave che apre i cancelli dell’area dei garage e del cortile del condominio in via Castelvetrano, a Mazara del Vallo.

Un’altra chiave l’aveva la vivandiera Lorena Lanceri e anche questa apre gli accessi pedonali. Ci sono poi le copie in possesso di Rosalia Messina Denaro, sorella del capomafia, e dell’operaio comunale Andrea Bonafede che aprono i garage nella disponibilità dei fratelli Giuseppe e Sabrina Caradonna.

Da uno di essi si accede ad un locale attrezzato come un mini appartamento. Sono state prelevate impronte ed isolate tracce biologiche ma non appartengono al capomafia deceduto.

La chiave di un uliveto

La chiave di Bonafede (che aveva detto di non sapere nulla dei garage ) apre anche il cancello di accesso ad un uliveto nelle campagne di Campobello di Mazara. Coincidenza? Oppure davvero, come sostiene l’operaio, nulla saprebbe del garage vicino al quale si sono dati appuntamento la cognata (è sposata con il fratello di Andrea Bonafede, Emanuele) e il padrino durante la latitanza? Perché hanno scelto quel luogo per incontrarsi?

Lo scorso luglio le perquisizioni sono state estese alle abitazioni dei fratelli Caradonna. Dentro la cabina armadio nella stanza da letto matrimoniale della donna c’era una pistola Whalter semiautomatica.

Il marito, Giuseppe Di Giorgio, ha detto di averla trovata dieci anni fa dentro un borsello mentre faceva jogging vicino ad un passaggio a livello. La pistola ha lo stesso numero di matricola di un’arma che un carabiniere in servizio a Trapani ha comprato nel 1996 dalla vedova di un medico di Favignana.

Le indagini proseguono

Di Giorgi ha ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini firmato dal procuratore Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Bruno Brucoli e Gianluca De Leo. Il difensore, l’avvocato Marcello Montalbano, adesso potrà presentare una memoria.

Il prossimo passaggio sarà la richiesta di rinvio a giudizio per porto (ipotesi caduta al Riesame ma su cui i pm insistono) e detenzione dell’arma clandestina, favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza di pena.

Per tutti gli altri indagati l’inchiesta va avanti. Bisogna svelare ulteriori passaggi che riguardano l’intero edificio e non i soli garage.

Il giallo delle lettere

Nel cassetto di una libreria della casa dei coniugi Di Giorgio-Caradonna è stata rinvenuta una lettera. Mittente: “Massimo Antonino Sfraga”. Risalgono agli anni 2011 e il 2012 e sono state spedite dal carcere di Napoli Poggioreale.

I fratelli Sfraga di Petrosino furono coinvolti nell’inchiesta sul controllo mafioso dei trasporto su gomma dei prodotti ortofrutticoli destinati ai mercati della Campania. Venne fuori l’interesse di Messina Denaro, dei Casalesi e di Gaetano Riina, fratello di Totò.


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