MESSINA – Arturo Di Napoli e il Messina si dicono addio e forse definitivamente. Il giorno dopo la sentenza della Corte d’Appello Federale che ha diminuito di soli 6 mesi la sentenza ai 4 anni ai danni di “Re Artù” in occasione del processo sportivo per l’inchiesta Dirty Soccer, oggi è arrivata la comunicazione ufficiale delle dimissioni del tecnico milanese: “L’ACR Messina rende noto che il Sig. Arturo Di Napoli non è più il responsabile tecnico della prima squadra. L’ACR Messina, avverte la necessità di esprimere ancora una volta, tutta la gratitudine verso Arturo Di Napoli in quanto indiscusso protagonista della rinascita calcistica della nostra squadra. L’ACR Messina, infine, coglie l’occasione per augurare ad Arturo Di Napoli le migliori fortune personali e professionali con la speranza di rivederlo lavorare con lo stesso entusiasmo, motivazione e passione che la Società, in tutte le sue componenti, ha potuto ammirare in questi mesi”.
Re Artù quindi lascia il suo regno, la sua Messina che lui non ha mai esitato a chiamare “casa”. Quello tra Messina e il giallorosso è un amore nato quasi per caso, nel settembre del 2003 con i giallorossi alle prese con un brutto inizio di stagione e relegati nei bassi fondi della classifica. Poi arriva lui, quel ”bad boy” recentemente svincolato dal primo Palermo di Zamparini, che a suon di gol, assist e magie diventa il simbolo di quella squadra capace di scalare posizioni fino alla clamorosa promozione in massima serie e del successivo settimo posto.
Va via nell’estate del 2006 destinazione Salerno, per poi tornare nel 2010 e dare il suo contributo sul campo in un Messina costretto a ripartire tra i dilettanti dopo il fallimento del 2008. Ma si sa, certi amori non finiscono e così la scorsa estate Di Napoli è pronto a riapprodare nella “sua” Messina da allenatore, guidando la cordata pronta a rilevare la società da Pietro Lo Monaco. La squadra stupisce in un inizio di campionato esaltante e neanche il calo tra novembre e dicembre sembra far scemare l’amore della piazza verso di lui. Poi arriva il processo e i dubbi sulla combine per la gara tra l’Aquila e Savona, con il tecnico milanese direttamente coinvolto in quanto alla guida della compagine ligure. Poi le due sentenze, 4 anni prima e 3 anni e mezzo poi, una etra tombale su un amore tra Messina e il suo Re.