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Meteo, weekend con il maltempo al Nord: sole e temperature gradevoli al Sud

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Non so parlare bene il siciliano, lo comprendo appieno solo in alcune cadenze provinciali, di certo non mi interessa approfondirne la conoscenza o sostituirlo all’italiano . Questo dovrebbe indurmi a sentirmi “meno siciliano” o un siciliano “Non vero”? E, nel caso in cui la risposta a questa domanda fosse “si”, di domanda se ne impone un’altra: il fatto di non essere “Pienamente siciliano” dovrebbe rammaricarmi o dovrei esserne sollevato? Sarebbe bello vedere la gente appassionarsi e manifestare con la stessa passione su altri temi: per esempio contro la trascuratezza, il degrado urbano e l’incuria che caratterizzano praticamente quasi tutti i centri urbani e sub-urbani siculi, raggiungendo vette imbarazzanti nelle città più grandi (Palermo da questo punto di vista spicca in negativo). Queste realtà fanno capire moltissimo dei siciliani e del loro modo di essere (non solo di chi li amministra, perché le amministrazioni sono pur sempre espressione delle comunità locali), e ciò che fa capire non legittima, mi pare, molta fierezza nella “sicilianitudine”. Quella fierezza certamente sottesa a manifestazioni come questa.

Quando si tratta di difendere lo strumento giuridico-istituzionale (lo Statuto) che tanto significativamente contribuisce al loro potere politico personale, i politici siciliani mettono da parte le loro divergenze (vere o inscenate) e sono tutti sulla stessa linea d’onda: lo Statuto non si tocca, il problema non è lo Statuto ma il fatto che “Non è mai stato applicato” adeguatamente…vecchi luoghi comuni e vecchia retorica. La stessa retorica che, ai fini della difesa dello Statuto (cioè dei privilegi che lo stesso garantisce di fatto alle classi dirigenti locali) attinge a piene mani ad ad un nutrito armamentario di amenità, alcune delle quali fanno capolino nelle parole di Cirillo e La Vardera : Statuto come strumento di “autodeterminazione” dei siciliani, espressione del loro “diritto di governarsi”; Sicilia trattata come “colonia” dalla cattivissima Roma… Tutte chiacchiere. Calenda (che in generale non apprezzo) in questo caso ha ragione; anzi, a dire il vero io ho idee ancora più radicali delle sue. Ritengo che sarebbe opportuno non solo abolire lo Statuto, ma anche commissariare la Regione, affidandone l’amministrazione a soggetti non siciliani.

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