Va dato atto a Calenda della sua coerenza.Quando alle ultime regionali ha candidato presidente ad Armao, aveva visto giusto su come distruggere lo statuto......
Va dato atto a Calenda della sua coerenza.Quando alle ultime regionali ha candidato presidente ad Armao, aveva visto giusto su come distruggere lo statuto......
Non so parlare bene il siciliano, lo comprendo appieno solo in alcune cadenze provinciali, di certo non mi interessa approfondirne la conoscenza o sostituirlo all’italiano . Questo dovrebbe indurmi a sentirmi “meno siciliano” o un siciliano “Non vero”? E, nel caso in cui la risposta a questa domanda fosse “si”, di domanda se ne impone un’altra: il fatto di non essere “Pienamente siciliano” dovrebbe rammaricarmi o dovrei esserne sollevato? Sarebbe bello vedere la gente appassionarsi e manifestare con la stessa passione su altri temi: per esempio contro la trascuratezza, il degrado urbano e l’incuria che caratterizzano praticamente quasi tutti i centri urbani e sub-urbani siculi, raggiungendo vette imbarazzanti nelle città più grandi (Palermo da questo punto di vista spicca in negativo). Queste realtà fanno capire moltissimo dei siciliani e del loro modo di essere (non solo di chi li amministra, perché le amministrazioni sono pur sempre espressione delle comunità locali), e ciò che fa capire non legittima, mi pare, molta fierezza nella “sicilianitudine”. Quella fierezza certamente sottesa a manifestazioni come questa.
Analisi perfetta Massimo Russo ,che condivido pienamente
Quando si tratta di difendere lo strumento giuridico-istituzionale (lo Statuto) che tanto significativamente contribuisce al loro potere politico personale, i politici siciliani mettono da parte le loro divergenze (vere o inscenate) e sono tutti sulla stessa linea d’onda: lo Statuto non si tocca, il problema non è lo Statuto ma il fatto che “Non è mai stato applicato” adeguatamente…vecchi luoghi comuni e vecchia retorica. La stessa retorica che, ai fini della difesa dello Statuto (cioè dei privilegi che lo stesso garantisce di fatto alle classi dirigenti locali) attinge a piene mani ad ad un nutrito armamentario di amenità, alcune delle quali fanno capolino nelle parole di Cirillo e La Vardera : Statuto come strumento di “autodeterminazione” dei siciliani, espressione del loro “diritto di governarsi”; Sicilia trattata come “colonia” dalla cattivissima Roma… Tutte chiacchiere. Calenda (che in generale non apprezzo) in questo caso ha ragione; anzi, a dire il vero io ho idee ancora più radicali delle sue. Ritengo che sarebbe opportuno non solo abolire lo Statuto, ma anche commissariare la Regione, affidandone l’amministrazione a soggetti non siciliani.
E la sintonia con i siciliani c'è l'ha?
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