CATANIA – Nel corso della sua gestione la metropolitana è passata da servizio per pochi a reale mezzo di trasporto alternativo. Al netto di chi oggi si prenda i meriti, resta l’oggettività del fatto che l’importante infrastruttura sia passata dalla lunghezza di qualche chilometro, con collegamenti tutto sommato “cittadini”, agli 11 di oggi. Con i passeggeri letteralmente raddoppiati. E Alessandro Di Graziano, da qualche giorno ex direttore generale della Ferrovia circumetnea di questo è molto orgoglioso. Defilato in occasione delle varie inaugurazioni che si sono susseguite in questi anni, l’ingegnere dei trasporti “prestato” all’azienda governativa, traccia un bilancio di quanto svolto in 4 anni, evidenziando come l’azienda possa contare su tante e tali professionalità, da fare grandi passi avanti.
“Quattro anni pienissimi – dice – di vita spesa per cercare di fare qualcosa per la città. Sono capitato nel momento giusto, in cui c’è stato il gestore romano che, con l’intenzione di portare avanti questa azienda, ha sbloccato parecchi intoppi. Il mio lavoro è stato quello di entrare in una macchina che si stava rimettendo in moto – spiega – e dare il mio contributo per accelerare tutti i processi. Da anni si parla di investimenti, è vero – precisa – ma se oggi si parla dell’apertura di Monte Po, dell’arrivo all’aeroporto, e non si parla più della Borgo – Nesima, di cui si è parlato per quindici anni, è per il lavoro intenso che è stato fatto”.
Una grande opera di ingegneria, afferma Di Graziano, con ingenti finanziamenti per un’infrastruttura che sta cambiando il volto della città. “Quando da seicentomila passeggeri si passa a oltre tre milioni l’anno – afferma – quando il mezzo, per sant’Agata, è utilizzato da duecentomila persone, significa che i catanesi possono e stanno cambiando le abitudini”.
Un’infrastruttura che ha tanti padri e padrini, sulla quale mettono il cappello, o in questo caso il caschetto, in molti. “Al netto del fatto che un’opera complessa si realizza insieme – evidenzia l’ex direttore – questa è un’opera che ha contato sull’apporto di tante persone nelle istituzion,i che dimostrano come in Sicilia una grande opera si può fare. Dal Genio Civile alla Prefettura – aggiunge – chiunque sia stato chiamato a risolvere un problema ha risposto. Le istituzioni permettono di far sì che anche esternamente si pensi che Catania meriti una metropolitana – prosegue – gli interni sono la metropolitana che è della città e dei cittadini”.
Istituzioni che, però, dovrebbero mettere in moto anche altro, soprattutto alla luce dell’aumento del numero di utenti della metropolitana. Parcheggi, biglietti integrati, percorsi armonizzati in primis. “Da questo punto di vista – dice Di Graziano – l’input evidente è il metro shuttle (che dal parcheggio Santa Sofia porta alla fermata della metro San Nullo n..d.r.): se si realizzano servizi richiesti, connessi e puntuali, le cose funzionano. Il metro shuttle era richiesto e, da quando è partito, ha puntualità e precisione che rasenta il 100%. Va potenziato il parcheggio – sottolinea – e bisogna immaginare l’espansione a nord, ma la navetta funziona”.
Occorre immaginare una rete, dunque, per integrare la mobilità realizzata con la metropolitana con altri mezzi che possano interconnettere più parti della città. “La mobilità è un po’ come il calcio – spiega Di Graziano: se ne parla, ma per agire è necessaria una serie di passaggi che comportano fatica, scontri, rallentamenti. Processi difficili da governare. Quindi, un conto è parlare e un conto è agire. Se si programma tutto con attenzione, se si spiegano le motivazioni di una scelta, se si pensa a lungo termine e con un’ampia prospettiva – afferma l’ingegnere – forse le cose si potranno realizzare”. La realizzazione del Brt1, fortemente osteggiato ma oggi sevizio richiesto, è un esempio. “Oggi – aggiunge – i residenti non ne possono fare a meno, ma dietro alla sua realizzazione c’è stato un lavoro intenso e faticoso”.
Intanto, comunque, la metropolitana negli ultimi anni è divenuta reale alternativa per molti, anche se continua a presentare problemi infrastrutturali la cui soluzione si attende da tempo. Per quanto riguarda gli ascensori, ad esempio, spesso non funzionanti o mai entrati in funzione. “Quelli della prima tratta realizzata – continua – non sono mai entrati in servizio. Oggi l’appalto è assegnato ed entro l’anno gli ascensori saranno realizzati. Certo, gli intoppi sono dietro l’angolo, ma abbiamo lavorato per rimetterli in funzione.
Altra richiesta ed esigenza è l’apertura nei festivi, quando i treni della metro non viaggiano. “Ancora oggi non ci sono flussi significativi il sabato – afferma l’ex direttore – e ancora c’è la possibilità di parcheggiare ovunque in centro. Il bilancio dell’azienda è stato sano e siamo cresciuti del 20% nel rapporto ricavi costi, ma gli investimenti devono essere economicamente sostenibili. Il trasporto può essere antieconomico – precisa – ma non è la metropolitana che può dare le risposte. E la città deve spingere in questa direzione, condivisa ovviamente dall’azienda”.
Per quanto riguarda la fermata Porto, chiusa dall’apertura di quella Stesicoro, è una richiesta della cittadinanza oltre a essere rappresentativa nei confronti, ad esempio dei flussi turistici, le cose potrebbero cambiare a breve. “La possibilità tecnica c’è e l’abbiamo già messa in atto – sottolinea Di Graziano. Il problema è quello di rendere più efficiente lo scambio dei treni a Galatea. Per questo è stato fatto un appalto di circa un milione di euro e, una volta concluso, la parte tecnica verrà risolta. Questa tratta oltre a essere bella – evidenzia ha una potenzialità enorme”.
Un servizio urbano ed extraurbano, ma anche turistico. “C’è sempre più un legame tra i paesi e la città – dice ancora l’ex dg. In questo momento, il risultato più evidente è che sono arrivati 4 treni nuovi e presto ne arriveranno altri 4 che cambiano il concetto per i pendolari. Per quanto riguarda la tratta Randazo – Riposto è impossibile pensare da punto di vista trasportistico che qualcuno usi il tremo. Ci si deve lavorare perché è un’opportunità, e puntare al turismo. In quest’ottica, ritengo utile creare esperienze non spot, ma che restino, come il Treno dei vini, iniziativa nata dalla volontà territoriale. Oggi, questo Treno dei vini, marchio che l’Italia ci riconosce, lo stiamo consegnando ai privati, a Strade del vino. Perché va portata avanti”.
Un bilancio positivo quello di Di Graziano, che continua a soffermarsi sull’importante esperienza. “Oggi torno a fare il docente all’Università- conclude – con un’esperienza assolutamente diversa. che spero di trasferire ai ragazzi. Ma resto sempre intenzionato a spendermi per Catania come ho fatto fino a oggi”.