PALERMO – ”Ho chiamato Mauro e gli ho detto… ‘Siccome tu conosci tutti quanti, puoi vedere se mi sistemi questa situazione, perché quello dice che avanza dei soldi e… ”..?’ questo ho fatto”. Con queste parole Miccoli cerca di respingere l’accusa davanti ai pubblici ministeri che lo interrogano nel 2013.
Sminuisce il contenuto dei suoi contatti con Mauro Lauricella, ma è proprio quel contenuto che i pm gli contestano: “Però, mi scusi, nel momento in cui Lauricella dice: ‘Io adesso questo lo distruggo. Ha sbagliato a parlare’. Lei, sapendo che il padre di Lauricella era un latitante mafioso, non si preoccupa?”. Miccoli prova a rintuzzare la contestazione: “Ma sicuramente sì, c’ha ragione. Ma quante volte io però a Mauro anche gli ho detto : ‘Perché se ti piace giocare a calcio non te ne vai da un’altra parte, ti fai una famiglia, giochi a calcio…’. Insieme anche, non lo nego, a delle volte che mi sono lasciato andare per telefono, com’è successo prima, di Falcone… non lo sto negando che io non l’abbia fatto”. Il riferimento è alla frase con cui Miccoli denigrò la memoria del giudice ammazzato alla mafia.
Ed ancora: “Stavo cercando in tutti i modi di trovargli un lavoro, se… gli trovavo una squadra fuori, per mandarlo via… cioè io ho pensato: uno ha il papà così, ma il figlio è totalmente diverso. Con me, era la cosa della foto, la cosa del video… andiamo là… andiamo là… ti accompagno io… facciamo… era questo con me Mauro”. I