Cresce la presenza di bambini e adolescenti stranieri residenti nel nostro paese – 932.000 di cui 572.000 nati in Italia – ma si restringono le maglie dell’accoglienza e dell’inclusione. E’ la conclusione a cui giunge il secondo Rapporto annuale di Save the Children su “I minori stranieri in Italia”, reso noto oggi. La legge 94-2009, più nota come legge sulla sicurezza, secondo l’organizzazione si sta rivelando un ostacolo che interrompe o rende più difficile il percorso d’integrazione intrapreso – spesso con grande abnegazione e impegno – da tanti minori stranieri non accompagnati, i cui viaggi verso l’Italia peraltro sono diventati ancora più rischiosi a seguito della ratifica dell’accordo Italia-Libia avvenuta nel febbraio 2009.
La scuola italiana – tradizionale fulcro dell’integrazione – è sempre più in affanno, e la previsione di un tetto del 30% di alunni stranieri per classe non ha certo contribuito a migliorare la situazione. Il 2010 ha segnato inoltre un periodo di grave difficoltà per centinaia di bambini rom, a causa di sgomberi realizzati senza predisporre misure alternative di accoglienza. Negli ultimi 7 anni il numero di minori stranieri residenti è passato da 412.432 (1 gennaio 2004) a 932.000 (1 gennaio 2010), pari all’8% della popolazione minorile italiana.
Cremona, Lodi, Brescia, Mantova, Bergamo, Prato, Vicenza, Treviso, Reggio Emilia, Lecco sono le prime 10 province italiane con la percentuale più alta di minori stranieri. Nella gran parte di esse un minore su 6 è straniero. Sono almeno 4.438 poi i minori stranieri non accompagnati: il 90% sono maschi, per la gran parte fra i 15 e i 17 anni ma non mancano quelli tra 12 e 14 anni. Per arrivare da noi i loro viaggi sono sempre più rischiosi: nascosti dentro Tir o furgoni oppure su navi da diporto irriconoscibili e non facilmente intercettabili; a gestire i viaggi sono trafficanti che chiedono per ciascun ragazzo 4-5.000 euro. Per ripagare il debito contratto dalle famiglie, i ragazzi sono molto esposti al rischio di sfruttamento o di caduta in circuiti illegali. Per questo motivo, una volta in Italia hanno necessità di essere protetti, accolti e di essere inseriti in un percorso di formazione finalizzato al loro ingresso nel mondo del lavoro. Ma a causa degli stringenti requisiti imposti dalla legge sulla sicurezza per la conversione del permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni – sottolinea l’ong – molti stranieri arrivati a 17 anni rischiano di ritrovarsi “clandestini” da un giorno all’altro.
Corrono questo rischio l’89% dei minori collocati in Sicilia, il 27% dei giovani ospiti delle comunità marchigiane, l’82% circa dei minori presenti nelle comunità pugliesi. Secondo Save the Children, e’ urgente fare subito almeno tre cose: dare seguito alle misure sull’integrazione dei minori previste nel Piano nazionale “identità e incontro”, varato dal Governo nel maggio 2010; rivedere le norme sulla cittadinanza per chi è figlio di genitori non italiani, prevedendo il riconoscimento della cittadinanza prima del compimento del diciottesimo anno; approntare un programma organico per la protezione dei minori stranieri che vivono le condizioni di maggior rischio.