PALERMO – Nuovi guai giudiziari per l’eritreo estradato dal Sudan a giugno scorso, ritenuto uno dei boss del traffico di esseri umani tra Libia e le coste italiane. Il gip di Palermo, accogliendo la richiesta di giudizio immediato del pm Gery Ferrara e ritenendo “evidente la prova”, ha disposto il processo per Yehdego Medhanie Mered accusato del reato di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il dibattimento comincerà il 3 ottobre davanti alla quarta sezione penale del tribunale. Già imputato dello stesso reato davanti ad altra sezione giudicante, Mered è protagonista di un vero e proprio giallo. Secondo i suoi legali, alla sbarra non ci sarebbe il trafficante ricercato, ma un eritreo che si trovava in Sudan perché era in procinto di fuggire verso l’Italia: un profugo, dunque, vittima di uno scambio di persona. Tesi a cui non ha mai creduto la Procura di Palermo, certa che l’uomo estradato sia uno dei più spietati trafficanti di uomini sulla rotta tra il nord-Africa e l’Italia. L’inchiesta per cui è arrivato il rinvio a giudizio aveva preso il via a Roma, ma il gip della Capitale ha trasferito il fascicolo a Palermo. Mered è accusato di far parte di una organizzazione criminale che gestisce i viaggi di eritrei ed etiopi verso l’Italia. Prima della partenza, i migranti vengono tenuti sotto sequestro in carceri libiche. Cellule della banda provvedono poi al viaggio dei profughi dall’Italia al nord Europa. Mered, a cui si contesta la qualità di capo della banda, per la Procura, “organizza le tratte terrestri dei migranti nel deserto trasferendoli dal Sudan alla Libia, nonché la tratta di mare verso l’Italia e organizza i luoghi di prigionia in Libia dai quali, dietro il pagamento di un riscatto, vengono poi trasferiti per iniziare il viaggio nel Canale di Sicilia”. Le nuove accuse si riferiscono a viaggi fatti tra il 2014 e il 2015. (ANSA).