PALERMO – È arrivata accompagnata dalla scorta. Macchina blindata e tutela per Giorgia Righi, uno dei tre pubblici ministeri del processo Open Arms. Assieme a Marzia Sabella e Calogero Ferrara è stata bersaglio di migliaia di insulti e minacce via social, ma anche di pesanti lettere intimidatorie dopo la richiesta di condanna nei confronti dell’imputato Matteo Salvini.
La Procuratrice generale di Palermo Lia Sava nelle scorse settimane aveva lanciato l’allarme al Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica. “Siete il cancro dell’Italia, spero nella giustizia divina che prima o poi arriva”, insulti sessisti, “vedrai che te la faranno pagare”, sono solo alcuni degli episodi segnalati dalla Pg.
Da qui la decisione di mettere sotto scorta il magistrato. Sabella e Ferrara sono già da tempo scortati.
Tra i primi a solidarizzare con i magistrati era stata Giulia Bongiorno, legale dei Salvini: “Bisogna condannare con fermezza qualsiasi tipo di invettiva, minaccia e aggressione. È ovvio che da parte mia c’è la solidarietà nei confronti dei magistrati che ricevono minacce”.
Oggi è il giorno dell’arringa della difesa del vicepremier, imputato nel processo Open Arms. Salvini è arrivato all’aula bunker intorno alle 9.30.
L’avvocato Bongiorno: “Open Arms scelse di procrastinare lo sbarco”
“Open Arms ha avuto innumerevoli, innumerevoli, innumerevoli occasioni per fare sbarcare i migranti e ha opposto innumerevoli, innumerevoli, innumerevoli rifiuti”. Inizia così l’arringa difensiva dell’avvocato Giulia Bongiorno, legale di Matteo Salvini al processo che vede imputato il ministro per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio.
Il vicepremier è seduto accanto al suo avvocato e segue punto per punto le fasi dell’arringa. Nel 2019 non fece sbarcare 147 migranti a Lampedusa dalla nave della Ong spagnola. Il legale prova a ribaltare la prospettiva della pubblica accusa che chiede di condannare Salvini a sei anni di carcere.
Secondo Bongiorno, Open Arms scelse di “bighellonare” (ripete una parola usata dalle autorità maltesi), di “procrastinare” lo sbarco che avrebbe potuto fare “in due giorni” andando in Spagna.
Per il legale della difesa c’è una sola risposta: quella di Open Arms fu una scelta. Il porto sicuro fu indicato ma venne rifiutato. “Qui bisogna uscire dalla logica che tutto è un diritto – dice Bongiorno -. Una cosa è un diritto, un’altra una pretesa di scegliere dove, come, quando fare sbarcare i migranti e chi deve farli sbarcare”.
E allora, si chiede il legale, perché “Open Arms non li ha fatti sbarcare?”. L’avvocato per rispondere cita il contenuto di un video postato il 20 agosto da Oscar Camps, fondatore di Open Arms e parte civile al processo: “Nel video c’è un’esplosione di gioia. Non perché i migranti sbarcano ma perché è caduto il ministro Salvini”.
“C’era un varco sempre aperto dalla Guardia Costiera – dice il legale – un varco dei diritti umani. Bastava dichiarare di soffrire di insonnia e di stress e si scendeva dalla nave”.
La difesa inizia a citare una sfilza di esempi di sbarchi avvenuti a distanza di settimane dalla richiesta di un porto sicuro per ribadire che lo schema era “prima si decideva la distribuzione dei migranti poi si sbarcava”. E dell’elenco fanno parte vicende avvenute “con governi in cui Salvini non era più ministro”.
Bongiorno punta sulla condivisione politica nel governo Conte
La condivisione politica dello schema redistribuzione-sbarco dei migranti è uno dei punti chiave dell’arringa di Bongiorno. Il legale ricorda una lettera che l’allora premier Giuseppe Conte inviò al Corriere della Sera. La definisce “un pizzino d’amore inviato al Pd”, nel momento in cui stava per cadere il governo Conte per fare spazio al Conte 2 cambiando alleato: il Partito democratico al posto della Lega.
“In quella lettera Conte esclude che la sua volontà fosse di fare sbarcare i migranti, come sostiene l’accusa – spiega la difesa – Conte contesta la posizione di Salvini sui minori, ma sui migranti la posizione è identica con un’apertura al Pd”.
L’obiettivo della difesa è dimostrare che la decisione di non fare sbarcare i 147 migranti dalla nave Open Arms, fermi per giorni al largo di Lampedusa, non solo non avrebbe violato le leggi del mare e le regole del diritto, ma sarebbe stata condivisa dall’intero governo di cui Salvini era ministro dell’Interno.
L’Italia si mise in ginocchio
“L’accusa non ci indica quale sia stata la norma violata sulla concessione del porto sicuro”, dice l’avvocato Giulia Bongiorno.
Ecco un altro passaggio cruciale dell’arringa difensiva: “Non c’è un solo rigo in una norma internazionale che preveda un termine perentorio per la concessione del porto sicuro e per lo sbarco dei migranti”.
Al contrario, aggiunge il legale e senatrice della Lega, lo sbarco deve avvenire quando “sia ragionevolmente praticabile”.
Salvini, dunque, non avrebbe violato nessuna norma, ma ha difeso lo Stato “perché la parola Stato esiste, i confini esistono anche se Salvini è stato sbeffeggiato per avere usato questa parola. Non esistono solo i diritti dei migranti, esistono gli interessi dello Stato così come hanno stabilito delle sentenze passate in giudicato. I migranti hanno lasciato una parte della loro libertà a casa”.
Nessuno dei 147 migranti rimasti nel 2019 per giorni a largo di Lampedusa a bordo della Open Arms fu in pericolo di vita. Nessuno stava male.
“Scrupolo e attenzione per i diritti umani – prosegue – anche se il ministro dell’interno non aveva competenza sulle condizioni a bordo”.
“C’è la prova che nel giro di due ore il 15 agosto nove migranti sono stati fatti scendere perché dissero di vivere condizioni di stress o di essere incompatibili con altri migranti, senza bisogno di attestare problemi di salute. Questo dimostra che bastava scrivere nel modulo apposito la parola disagio per poter scendere. Questo è incompatibile con il concetto della compressione della libertà personale necessario per configurare il reato di sequestro”, aggiunge Giulia Bongiorno nell’arringa.
“E questo perchè la Guardia Costiera italiana aveva aperto un canale perchè voleva aiutare i profughi e chiunque non si adattasse alla vita sulla nave, indipendentemente da problemi di salute”, aggiunge.
“Cioè se dicevi ‘non mi adatto alla vita a bordo’ potevi scendere. – spiega – Allora mi chiedo: che sequestro di persona è se uno può sbarcare facendo semplicemente presente che non si adatta alla vita della nave? O se dichiarando di avere problemi di insonnia e stress esce senza alcun controllo.”
“Cioè se Open nota che basta fare queste dichiarazioni per far scendere 9 persone in due ore, perché non sbarca tutti? – si chiede – Perché non vivevano condizioni di disagio? E allora o stavano bene o Open poteva tranquillamente farli scendere il 16 agosto”.
“A un certo punto – conclude – sarebbe bastato solo mandare una email coi moduli già compilati sulle condizioni a bordo per farli scendere. L’Italia si è messa in ginocchio. E tu sequestrato davanti al carceriere che ti chiede un’email che fai? volti le spalle?”.
“Questa è stata la battaglia di Salvini sui diritti che sono diversi dalle pretese. La guardia costiera si è messa in ginocchio per avere una risposta da Open Arms sull’offerta di portare i migranti in Spagna. La stessa Spagna che ha offerto aiuto ad Open Arms ricevendo come risposta un ‘buonanotte'”, conclude il legale. Per tutti questo, secondo l’avvocato Bongiorno, Salvini merita l’assoluzione piena “perché il fatto non sussiste”