Mini-gruppi, si decide giovedì |Al Pid ora sono rimasti in due - Live Sicilia

Mini-gruppi, si decide giovedì |Al Pid ora sono rimasti in due

In settimana il Consiglio di presidenza deve affrontare anche il tema della rappresentanza dei gruppi al suo interno.

PALERMO – Si fanno sempre più infuocati i giorni che precedono la riunione, fissata per giovedì, del Consiglio di presidenza dell’Ars, che già la settimana scorsa avrebbe dovuto discutere della sorte dei “mini-gruppi”, ovvero quelli sotto la fatidica soglia dei cinque parlamentari. Oltre alla situazione già traballante della Lista Musumeci e di Grande Sud, il Consiglio di presidenza, che fin dall’inizio ha “sposato” la linea delle deroghe, si trova per le mani adesso la grana del Pid-Cantiere Popolare, che ha perduto non solo la consistenza minima per definirsi “gruppo parlamentare”, ma addirittura (dopo il recentissimo abbandono di Totò Cascio, passato con l’Articolo 4 di Lino Leanza) è sceso alla quota, irrisoria, di due deputati: il presidente Toto Cordaro e il deputato Roberto Clemente.

Ben distante da quanto dettato all’articolo 23 del Regolamento interno dell’Assemblea regionale siciliana, che recita: ““Entro cinque giorni dalla prima seduta dopo le elezioni i deputati sono tenuti a dichiarare alla Direzione di segreteria, per iscritto, a quale Gruppo parlamentare intendano appartenere. Ciascun Gruppo deve essere costituito da almeno cinque deputati”. Anche se subito dopo nel regolamento si legge: “L’Ufficio di Presidenza può autorizzare la costituzione di un Gruppo con un numero inferiore di deputati purché questi siano stati eletti in almeno due circoscrizioni, nonché rappresentino partiti o movimenti organizzati nell’intera Regione e/o abbiano rappresentanza, organizzata in Gruppi parlamentari, al Parlamento nazionale”. Un comma-escamotage, in sostanza, che potrebbe permettere ancora una volta al Consiglio di Presidenza di continuare a dare anche al Pid-Cp lo “status” di gruppo parlamentare.

L’eventuale decisione di mantenere quei gruppi che sono sotto la soglia minima per poter esistere potrebbe però alla fine costare qualche imbarazzo alla presidenza Ardizzone, che ha varato all’inizio della legislatura una politica di contenimento dei costi.

Ogni gruppo, infatti, percepisce il contributo unificato pari a 2.400 euro per ogni deputato che vi aderisce, più i costi per il personale e quelli per la gestione degli uffici assegnati. Senza contare i costi che ne derivano da quella che rappresenta l’altra “bestia nera” che il Consiglio di Presidenza dell’Ars affronterà alla prossima riunione, la rappresentanza dei mini-gruppi all’interno dell’organo di amministrazione e vigilanza del parlamento regionale.

Sulla spinosa vicenda, al momento, non c’è alcun intervento del presidente dell’Ars. Un silenzio, forse, interpretabile come lealtà alla linea iniziale.

 

 

 


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