"Missioni fantasma" alla Dia |Processo alla Corte dei conti - Live Sicilia

“Missioni fantasma” alla Dia |Processo alla Corte dei conti

La procura contabile cita in giudizio l'ex numero uno della Dia di Catania.

PALERMO – È stato citato in giudizio dalla Procura della Corte dei Conti. Ad Angelo Bellomo, ex capo centro della Direzione investigativa antimafia di Catania e oggi vicario della questura di Ragusa, viene contestato un danno erariale da ventidue mila euro. Tanto avrebbe ottenuto per i rimborsi delle spese di un appartamento preso in affitto “solo sulla carta” e per missioni ritenute “fantasma”. Sono gli stessi fatti per i quali Bellomo è finito sotto processo a Catania con l’accusa di falso e truffa. Il materiale raccolto dai pm catanesi Agata Santonocito e Andrea Bonomo è stato girato alla procura contabile guidata da Gianluca Albo che prima ha spedito a Bellomo l’invito a dedurre e poi, acquisite le sue risposte, ha deciso di citarlo a giudizio. L’udienza si terrà nel marzo prossimo. A indagare sono stati i finanzieri dei nuclei di polizia tributaria di Catania e Caltanissetta.

Gli episodi contestati si collocano fra gennaio 2011 e marzo 2014, data dell’ultimo rimborso. L’allora numero uno della Dia catanese avrebbe attestato “falsamente di avvalersi come alloggio di servizio” di un appartamento in piazza Nettuno a Catania. L’affitto dichiarato era di seicento euro al mese. Secondo gli investigatori, il contratto di locazione con una società sarebbe stato “fittizio” e Bellomo non avrebbe mai abitato la casa e neppure pagato, salvo poi chiedere il rimborso all’amministrazione.

Il secondo episodio riguarda una raffica di missioni che Bellomo disse di avere effettuato nel 2013. Risultava essere stato in giro per le città siciliane (Caltanissetta, Messina, Comiso, Ragusa, Taormina, Augusta, Noto, Carlentini, Gela e Patti). Ad ogni missione seguiva una richiesta di indennità che spetta per legge, compresi i soldi per i pasti non consumati.

In realtà, ed ecco la contestazione dei pm ordinari e contabili, le missioni sarebbero state “attestate falsamente”. Secondo la Procura di Catania, la prova era talmente evidente da chiedere il giudizio immediato. Una richiesta accolta dal giudice per le indagini preliminari. Il processo contabile si è mosso parallelamente e ora giunge alla citazione in giudizio.


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