CATANIA – Cambiano ancora i giudici, ma adesso c’è una nuova corte e una nuova data, lunedì prossimo 15 gennaio. Sarà quello il giorno in cui si entrerà nel vivo al processo d’appello a carico dei cosiddetti “Tuppi di Misterbianco”. È il clan degli eredi mafiosi di Mario Nicotra (“u Tuppu”), boss mafioso rimasto vittima nel 1989 della faida che ha contrapposto la sua famiglia a quella di Giuseppe Pulvirenti, detto “u Malpassotu”.
La nuova Corte
Ieri mattina si è insediata la nuova corte. La prima sezione penale sarà presieduta dalla giudice Anna Maria Gloria Muscarella, a latere Salvatore Francesco Giuffrida e Daniela Urbani. L’accusa è sostenuta dal Pg Antonio Nicastro. I giudici hanno disposto la sospensione dei termini di custodia per gli imputati che sono in stato di arresto.
Il processo è ripartito da zero perché i componenti della precedente corte, ben due su tre, si erano dichiarati incompatibili. Non possono giudicare perché avevano definito fasi intermedie dell’inchiesta o del processo di primo grado. In poche parole: non possono più partecipare al processo.
Gli imputati
Alla sbarra ci sono i presunti appartenenti al clan e presunti fiancheggiatori. Si va in aula per il ricorso delle difese rispetto alla sentenza della quarta sezione penale del Tribunale di Catania, presieduta dal giudice Paolo Corda, emessa un anno fa in aula bunker. Tra i condannati alla sbarra c’è pure il presunto boss Gaetano Nicotra, oggi settantaduenne, difeso dagli avvocati Salvatore Vitale e Vittorio Basile.
La sentenza
È ritenuto colui che avrebbe ottenuto il rientro in paese degli esponenti del clan dopo la faida con il “malpassotu”. Questo grazie a un accordo con i Mazzei, uno dei gruppi più fidati dei capi della mafia catanese, ovvero il clan Santapaola-Ercolano. Nicotra ha preso in primo grado 20 anni. Vi è poi Antonio Nicotra detto “Tony”, cinquantaseienne che è figlio dell’ucciso Mario Nicotra. È difeso dagli avvocati Mario Brancato e Giuseppe Grasso. Per i giudici, sarebbe una sorta di braccio operativo del clan. In primo grado ha preso 22 anni.
Imputato anche Nino Rivilli, cinquantunenne, difeso dall’avvocato Francesco Antille, ritenuto un elemento di spicco del clan, che prese in primo grado 26 anni. Sono loro i tre nomi più importanti. Il collegio dei difensori è composto anche dagli avvocati Giuseppe Rapisarda, Roberta Castorina, Salvatore Leotta, Francesco Silluzzio, Giuseppe Ragazzo, Mario Ragonese, Walter Rapisarda, Giuseppe Ivo Russo, Monica Seminara. In primo grado, in aula, sono stati riconosciuti dei risarcimenti al Comune di Misterbianco e all’associazione Alfredo Agosta, entrambe parti civili.