PALERMO – Fumata nera oggi all’Aran. Non c’è accordo tra sindacati e governo sui criteri per la mobilità dei dipendenti regionali. Anche se le sigle hanno mostrato un atteggiamento nei confronti dell’esecutivo. Mentre ad esempio la Cgil parla di “confronto inutile” e la Uil di “proposta barzelletta”, la Cisl chiede al governo un ulteriore sforzo per eliminare gli ultimi ostacoli.
“Quello di oggi è stato un incontro che segna un avvicinamento, visto che molte delle richieste da noi avanzate sono state accolte. Ma adeso dal governo ci attendiamo un rush finale che ci metta nelle condizioni di firmare questo accordo”. Lo dichiarano il segretario generale della Cisl Fp Luigi Caracausi e il segretario di categoria Paolo Montera. “Abbiamo chiesto all’esecutivo – continuano i rappresentanti sindacali – di prendersi 24-48 ore per riflettere sulle ultime modifiche da apportare all’accordo. Ci riferiamo in particolare alla norma che prevede l’assegnazione temporanea, uno strumento che ha finora creato solo danni e deve essere estrapolata dall’accordo, e al criterio del titolo di studio individuato tra quelli prioritari per il trasferimento che non può finire per penalizzare, piuttosto che premiare il dipendente”. La Cisl Fp ha invece già sottoscritto l’accordo sul Famp (il salario accessorio): “L’intesa prevede il mantenimento delle somme stanziate per il 2014 – conclude Montera – riteniamo fosse la soluzione più indolore a contratto vigente. Un contratto che va rinnovato però al più presto: la Regione in questo senso è già in clamoroso ritardo”.
Come detto, però, più duri i toni usati dalla Cgil: “Venti giorni di confronto inutile – dichiara Enzo Abbinanti, segretario regionale di Fp Cgil Sicilia – che hanno visto prevalere la logica decisionistica sulla mediazione. Su nessuno dei punti sostenuti dalla Fp Cgil in materia di criteri per la mobilità il governo regionale ha provato a trovare un’intesa. Noi chiedevamo di fare come si fa in tutte le altre amministrazioni – continua Abbinanti – e cioè di definire criteri oggettivi attribuendo a ciascuno di loro un punteggio in modo da poter stilare una graduatoria e procedere secondo l’ordine di scorrimento. Di contro il governo – sostiene il sindacalista della Fp Cgil – ci chiede di avallare un’operazione arbitraria mascherandola con dei criteri, anche soggettivi come la valutazione della capacità professionale, che poi vengono usati a mani libere dai dirigenti generali e dalla giunta”.
La Fp Cgil, insieme a Cisl e Uil, aveva minacciato di non prendere neanche parte all’incontro di oggi se non fosse stata predisposta un’ipotesi di accordo in via preliminare, e alla fine l’Aran ha fatto pervenire nel pomeriggio di ieri i testi. Ma non è bastato a trovare l’accordo. “Ci siamo presentati all’incontro – conclude Abbinanti – soltanto perché era in discussione anche il Famp 2015 che abbiamo sottoscritto insieme a Cisl, Uil e Sadirs, ma sulla mobilità era ormai chiaro che i giochi erano fatti. Temiamo che il governo regionale abbia già pronte le ‘liste di proscrizione’, siamo quindi pronti a promuovere azioni a tutela dei diritti dei lavoratori”.
“Questo accordo è una barzelletta. La Uil Sicilia ritiene che la mobilità sia una cosa seria e per questo non firmerà il documento”. Lo dicono Claudio Barone, segretario generale della Uil Sicilia e Luca Crimi della Uil Fpl, che spiegano: “Dopo avere fatto un buon lavoro individuando e condividendo criteri e regole per spostare il personale regionale, l’assessore Pistorio ha voluto introdurre una clausola che vanifica tutto permettendo la totale arbitrarietà nell’individuazione del personale. La politica potrà continuare, quindi, ad agire senza alcun controllo. Noi non ci stiamo e prevediamo già che tale norma creerà solo pasticci, confusione e clientelismo. Ce ne già abbastanza e la Regione siciliana meriterebbe oggi di cancellare gli inutili interpelli per avviare una buona riorganizzazione con criteri di mobilità trasparenti e verificabili. Firmato, invece, – concludono Barone e Crimi – l’accordo sul Famp, dove all’Aran si è potuto lavorare senza cedere ai condizionamenti della politica”.