Calvaruso e Acquisto: pistole e "supremazia" a Palermo

“Sui social si parlava di Monreale…”, poi la strage. “Pistole e supremazia”

Salvatore Calvaruso e Samuel Acquisto
"Circuiti criminosi più ampi e giustizia privata"
TRIPLICE OMICIDIO
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PALERMO – Violenza e bugie. Prima di chiudersi nel silenzio il diciannovenne dello Zen Salvatore Calvaruso ha confessato. Secondo la Procura di Palermo, avrebbe omesso dettagli decisivi sulla dinamica e sul ruolo dei complici nella strage di Monreale. A cominciare dal secondo killer.

Stessa cosa ha fatto il diciottenne Samuel Acquisto. Ha ammesso che guidava la moto quando Calvaruso ha sparato, ma nulla ha riferito su chi altro faceva parte del gruppo di palermitani.

Il racconto di Salvatore Calvaruso

“Ho visto sul cellulare delle storie sui social relative ad una festa a Monreale e ho deciso di venire con lo scooter – riferisce l’indagato -. Sono partito da solo dallo Zen e sono arrivato a Monreale all’1:30, l’1:40. Poco prima di entrare in paese, in un stradone dove c’erano tante curve, ho visto camminare a piedi un mio amico”.

Alcuni testimoni del gruppo di giovani di Monreale hanno riferito che ormai da qualche tempo dei coetanei dello Zen erano soliti trascorrere la serata nel paese di provincia di Palermo.

“Altri ragazzi del mio quartiere”

È la notte del 27 aprile: “Sul posto c’erano altri ragazzi del mio quartiere, poco dopo è iniziata una lite fra questi ragazzi e altri, credo di Monreale, ma non so per quale motivo”.

Resta vago nel racconto: “… penso che avessero bevuto qualcosa perché avevano delle bottiglie di vetro, credo alcolici, tra le mani… io ero in disparte. Senza capire da chi sono stato colpito di lato da qualcuno con uno sgabello o con un casco, mi ha rotto gli occhiali”.

“Mi hanno aggredito”

Nel racconto reso ai carabinieri nella notte in cui è stato fermato il giovane dice, dunque, di essere stato aggredito per primo. Una tesi che manterrà anche nelle dichiarazioni spontanee nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip: “Ero a terra e mi hanno aggredito con calcio e pugni. Mi sono alzato e ho provato a scappare cadendo di nuovo. Mi sono alzato ancora una volta e sono salito sullo scooter per andare via ma sono state aggredito e sono caduto per terra con lo scooter”.

La pistola “trovata per strada” allo Zen

Ed è ora che tira fuori l’arma dal borsello: “Ho preso una pistola semiautomatica che avevo rinvenuto qualche giorno prima per strada all’interno del mio quartiere ed ho cominciato a sparare all’indirizzo di questi tre, quattro ragazzi che mi stavano aggredendo. Non sono in grado di dire quanti colpi ho esploso ma ho esaurito il caricatore”. Una pistola abbandonata e trovata casualmente per strada: il racconto non regge.

Non è stato l’unico a fare fuoco: “Posso solo affermare che contestualmente ho sentito altri colpi di pistola, ma non sono in grado di dire chi ha sparato”. Ed invece sarebbe a conoscenza del nome.

Infine la fuga: “Sono salito a bordo di una moto di grossa cilindrata di colore nero (i testimoni dicono che era una Bmw Gs ndr) condotta da quel ragazzo che aveva dietro un’altra persona, è alto e di corporatura robusta (individuato in Acquisto ndr). Eravamo in tre sulla moto e subito dopo sulla strada panoramica verso Palermo ho lanciato la pistola”. Le armi non sono state ritrovate.

In sede di convalida, prima di avvalersi della facoltà di non rispondere, Calvaruso dice di essersi ricordato di avere sparato tre colpi e chiede scusa in lacrime per quello che è successo.

“Affermare la supremazia”

Secondo il giudice Ivana Vassallo, che ha accolto la richiesta di arresto avanzata dai pm Felice De Benedittis e Luisa Vittoria Campanile, il racconto di Salvatore Calvaruso non è attendibile. Nulla ha detto della pistola (la tesi che l’abbia trovata per strada è inverosimile) e sull’altra persona che ha sparato.

Ha mentito sul suo ruolo nella rissa alla quale ha partecipato sin dall’inizio come dimostra la sequenza degli eventi. Dal referto del pronto soccorso “non emergono i segni di un pestaggio subito, ma soltanto un trauma all’occhio sinistro”.

Da qui la conclusione del giudice per le indagini preliminari: “Per affermare la propria supremazia e quella del suo gruppo ha esploso diversi e ripetuti colpi d’arma da fuoco”.

Calvaruso, Acquisto e le armi

C’è un dato che preoccupa ed è “la disponibilità di armi in capo al gruppo di cui Acquisto fa parte”. Le pistole usate per il triplice omicidio non sono state trovate. Tropo facile armarsi allo Zen, tanto che secondo la Procura il diciottenne “appare certamente legato a circuiti criminosi di più ampia portata ed in cui i criteri di risoluzione delle controversie anche più banali vengono basati su sistemi di giustizia privata”.


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