PALERMO – “Patrizia Monterosso non è stata rinviata a giudizio”. Così il presidente della Regione Rosario Crocetta spiega la decisione della giunta di governo di non costituirsi parte civile nel processo per peculato che riguarda anche il Segretario generale della Regione, nonostante un parere dell’Avvocatura che invece sottolineava proprio la necessità della costituzione per ragioni di imparzialità e opportunità.
Una “sottigliezza” giuridica, alla base della scelta del governo. Visto che la burocrate ha scelto il rito abbreviato. Ed è quindi già comunque a processo, in un procedimento penale, tra l’altro, nel corso del quale i pubblici ministeri palermitani hanno già chiesto una condanna a quattro anni di reclusione.
“La nostra giunta ha sempre deciso in questo modo – spiega Crocetta – deliberando la costituzione di parte civile solo in caso di rinvio a giudizio. Monterosso ha scelto il rito abbreviato, e non è solo un fatto formale”.
Ma la costituzione parte civile era stata giudicata necessaria proprio dall’Avvocatura dello Stato: “Si tratta di una decisione contraddittoria – aggiunge Crocetta – considerato il fatto che proprio l’Avvocatura ci difende di fronte al Cga che dovrà esprimersi sulla legittimità del recupero delle somme illegittimamente erogate ai privati. Ci sembra strano quindi che – prosegue il governatore – mentre ci difende sostenendo la legittimità di quelle operazioni, la stessa Avvocatura ci consigli di costituirci parte civile nei confronti della dirigente”.
Secondo Crocetta, anzi, “sotto molti aspetti il recupero delle somme è per noi obbligatorio: sotto questo aspetto – conclude Crocetta – la mia fiducia nei confronti di Patrizia Monterosso, nel pieno rispetto della magistratura, è totale e immutata”.