CATANIA – Omicidio stradale colposo. Il reato ipotizzato per un dirigente e un funzionario del Comune di Catania è pesantissimo. I due sono indagati per la mancanza di un segnale stradale, un cartello che non c’era il 25 aprile 2021, quando il 17enne Enrico Murabito è morto. Appassionato di sport, arbitro di pallacanestro, rimasto ucciso a seguito di un incidente autonomo in viale Ulisse, poco meno di un anno fa. Su quel fatto è stato aperto un fascicolo da parte della procura di piazza Verga. Le indagini sono state chiuse pochi giorni fa e contano due indagati per omicidio stradale: un dirigente e un funzionario del Comune di Catania.
Il 25 aprile 2021, intorno alle 21.30, il giovane Enrico, originario di Tremestieri Etneo, era a bordo del suo scooter Kymco 125 quando è finito con la ruota anteriore del motorino sul cordolo del marciapiede spartitraffico che delimita un controviale, nei pressi della concessionaria Citroen. Sul posto era intervenuto il 118, ma per il giovanissimo non c’era stato nulla da fare. I messaggi di cordoglio sono arrivati subito: i compagni di scuola del liceo Boggio Lera di Catania, il Gruppo arbitri di pallacanestro che adesso porta il suo nome, l’oratorio di cui era animatore. Il giorno dei funerali a Tremestieri Etneo era stato dichiarato il lutto cittadino.
A distanza di poco meno di un anno, la procura ha emesso un avviso di conclusione delle indagini per il reato di omicidio stradale colposo nei confronti di due dipendenti comunali della direzione Lavori pubblici e mobilità. Il dirigente e il funzionario avrebbero omesso “di disporre la segnaletica verticale di doppia freccia – si legge nell’avviso – al fine di segnalare l’inizio del marciapiede / spartitraffico di separazione tra il controviale e la carreggiata nord di viale Ulisse”. In altri termini, per la magistrata Michela Maresca che ha coordinato l’inchiesta, la presenza di quel cartello avrebbe forse evitato che lo scooter toccasse il bordo del marciapiede, fatto che avrebbe poi provocato la caduta del 17enne e la sua morte successiva.
Al momento, dagli uffici di piazza Verga non è arrivata alcuna richiesta di rinvio a giudizio. Non sono ancora decorsi, tra l’altro, i termini per la presentazione delle memorie difensive da parte dei due indagati. “Un incidente mortale, soprattutto quando coinvolge una giovane vittima, è un dramma che richiede la massima verifica, anche giudiziaria”, dichiara a LiveSicilia Ivan Albo, l’avvocato che difende il dirigente. “Tuttavia – prosegue Albo – non ravvediamo spazi di responsabilità penale addebitabili al dirigente del Comune di Catania”. Per la difesa, inoltre, “la ricostruzione della dinamica tentata dalla procura non convince affatto e non risponde a troppi dei quesiti richiesti”.