Morire di sanità, Augello: "La rete dello stroke è la grande incompiuta" - Live Sicilia

Morire di sanità, Augello: “La rete dello stroke è la grande incompiuta”

Giuseppe Augello, dirigente di Medicina interna dell'Asp di Agrigento interviene dopo il report Agenas

PALERMO – “Solo il 10% dei pazienti colpiti da ictus viene sottoposto alla trombolisi in Sicilia, per questo l’Agenas parla di un alto rischio di morte a 30 giorni: la rete dello stroke pensata da Massimo Russo è rimasta incompiuta”. Giuseppe Augello, direttore di medicina interna dell’Asp di Agrigento, già tre anni fa aveva sollevato il problema della mortalità nelle reti sanitarie tempo-dipendenti. La sua è una voce autorevole, nel 2012 faceva parte della commissione che aveva riprogettato la rete dello stroke.

Perché l’Agenas parla di mortalità ‘troppo alta’ dopo l’ictus in Sicilia?

“Il problema fondamentale è nell’organizzazione della rete dello stroke, che è una rete tempo dipendente e che comporta due procedure terapeutiche, una farmacologica, la trombolisi e una meccanica che è la trombectomia”.

Cosa cambia tra queste due procedure?

“La trombolisi avviene con un farmaco che può essere dato entro 4 ore e mezzo dai sintomi, la trombectomia la fanno i neuroradiologi interventisti e ha una finestra di intervento più ampia. Ma la trombectomia è riservata a una quota ristretta di pazienti, la trombolisi, secondo le ultime linee guida, dovrebbe essere praticata alla gran parte dei pazienti con ictus ischemico”.

Cosa prevedono le linee guida e cosa accade in Sicilia?

“I fatti ci dicono che solo il 10% dei pazienti viene sottoposto a trombolisi perché quando vengono presi in cura è già troppo tardi”.

Com’è possibile questo dato così basso?

“La rete dell’ictus prevede la trombolisi solo nelle sedi delle ‘stroke units’, circa una per provincia. Per esempio a Messina, il paziente con ictus a Mistretta per fare la trombolisi deve essere portato al Policlinico, con un tempo di percorrenza di 2 ore e 43 minuti: non arriverà mai in tempo”.

Stiamo parlando di una incompiuta, ovvero la rete dello stroke, che lei aveva già denunciato

“Io avevo previsto questa cosa già tre anni fa, ma nel 2012 era stata fatta una rete dello stroke diversa”.

Da Massimo Russo?

“Massimo Russo per fare la rete di allora compose un tavolo tecnico dove, oltre alla neurologia era presente la medicina interna. Si fece una rete dello stroke che prevedeva la presenza di stroke units negli ospedali dove non c’era la neurologia, con 14 unità di medicina distribuite nel territorio, in cui poter fare la trombolisi. Lo scopo era quello di capillarizzare gli interventi e avvicinare questo tipo di cure al malato. Questo era il primo caso di medicina di prossimità efficace e indispensabile”.

In pratica col piano di Russo, anche alcune unità di medicina interna erano coinvolte?

“Sì, superando gli steccati tra neurologia e medicina interna e pronto soccorso”.

Che fine ha fatto la rete pensata da Massimo Russo e da lei?

“Non fu mai applicata, durante il governo Crocetta non si fece nulla. Col governo Musumeci fu fatta l’ultima rete con l’accentramento delle procedure solo nei centri con le neurologie e questo ha portato al risultato di oggi”.

Cosa può fare adesso la Sicilia?

“Dobbiamo superare questi steccati, avvalerci anche degli strumenti di telemedicina per la consultazione a distanza tra medicina e neurologia, come hanno sperimentato in provincia di Ragusa, in modo che la trombolisi possa essere fatta nell’ospedale più vicino al luogo in cui avviene l’ictus. Specialmente con la viabilità che abbiamo in Sicilia, pensi ai problemi che hanno le ambulanze. Non possiamo mandare un paziente in giro per la Sicilia, gli ospedali devono avvicinarsi al malato, tutto passa dal superamento di questi steccati e dall’organizzazione di ogni azienda con le risorse che ci sono”.

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