La morte di Mario Biondo | Si torna a indagare - Live Sicilia

La morte di Mario Biondo | Si torna a indagare

Mario Biondo

La Procura generale ha avocato l'inchiesta. Tesi contrapposte: omicidio o suicidio?

PALERMO – La procura generale di Palermo ha avocato l’inchiesta sulla morte del cameraman palermitano Mario Biondo, trovato impiccato nella sua abitazione di Madrid, a maggio del 2013. La decisione, che accoglie l’istanza dei familiari del giovane, segue la richiesta di archiviazione della Procura che dopo una riesumazione della salma, diverse rogatorie e l’analisi delle foto della stanza in cui fu scoperto il cadavere, aveva concluso per l’ipotesi del suicidio.

I familiari di Biondo, certi che si sia trattato di un delitto, hanno sempre sostenuto la necessità di nuovi approfondimenti, nonostante oltre tre anni di indagini, e hanno fatto opposizione alla richiesta di archiviazione chiedendo al pg di avocare a sé l’inchiesta.

Certo della tesi del suicidio è il medico legale incaricato di eseguire l’autopsia sul corpo dopo la riesumazione. Secondo l’anatomopatologo, che ha anche analizzato le foto scattate dopo il ritrovamento della salma, inviate successivamente ai pm dalle autorità iberiche, il cadavere non presentava segni di violenza: il ragazzo, dunque, si sarebbe stretto da solo una pashmina di seta attorno al collo, dopo averla attaccata alla libreria.

Le immagini del corpo e della stanza in cui fu trovato sono state consegnate ai sostituti procuratori palermitani Geri Ferrara e Claudio Camilleri che indagavano sul fatto dagli investigatori spagnoli durante l’ultima rogatoria effettuata dai magistrati a Madrid. Biondo era sposato con una nota giornalista spagnola, Raquel Sanchez Silva, che i due magistrati palermitani hanno interrogato più volte. Dopo il ritrovamento del corpo la prima indagine fu aperta dagli investigatori spagnoli che chiusero il caso sostenendo la tesi del suicidio.

Dopo l’esposto dei familiari di Biondo i pm di Palermo aprirono un’inchiesta, disposero la riesumazione del corpo e, in rogatoria, ascoltarono diversi testimoni. La moglie del cameraman per approfondire alcune incongruenze presenti nei suoi racconti: a partire dall’ora in cui avrebbe saputo della morte del giovane marito. La Sanchez ha raccontato di avere chiesto alla domestica di controllare se Biondo stesse bene perche’ non aveva sue notizie da ore e di avere appreso dalla donna del decesso alle 17 del 30 maggio 2013. Alcuni testimoni, invece, sostengono che la scoperta del corpo senza vita risalisse alla mattina dello stesso giorno. Inoltre la donna, che si sarebbe dovuta operare a Plascenzia ed era partita da Madrid per raggiungere uno zio la sera del 29 maggio, sarebbe arrivata a destinazione solo la mattina del 30 maggio. Dalle indagini e dalle analisi delle conversazioni via email e sms dei due coniugi è emerso che, al contrario di quanto detto dalla vedova, i due erano in crisi e che il cameraman aveva scoperto di essere stato tradito.

La giornalista ha inoltre raccontato di avere scoperto dal telefonino del marito che questi, poche ore prima di morire aveva chiamato uno spacciatore; dall’autopsia sono emersi segni di uso di droga e alcol. In realtà dai tabulati risulta che Biondo chiamò una donna e un’agenzia immobiliare. Gli investigatori italiani hanno poi accertato che un ingegnere informatico, parente della Sanchez, avrebbe controllato il pc di Biondo. La giornalista ha sempre dichiarato di avere controllato personalmente il computer del marito. Il pc sarebbe stato usato inoltre dopo il decesso. Contraddizioni, quelle del racconto della vedova, che, finora, però, non sono state sufficienti a ipotizzare scenari diversi dal suicidio.


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