AGRIGENTO – Sono passati 33 anni dalla morte di Rosario Livatino, magistrato barbaramente ucciso il 21 settembre 1990 dai sicari della mafia agrigentina sulla strada statale 640, che da Agrigento conduce a Canicattì.
Era il 21 settembre del 1990. Livatino, a bordo della sua vecchia Ford Fiesta color amaranto, senza alcun agente di scorta a difenderlo, stava raggiungendo Agrigento da Canicattì lungo la Statale 640. Al chilometro 10, l’auto fu speronata dalla vettura del commando, con a bordo quattro killer. Livatino cercò riparo lanciandosi nella scarpata. Una fuga disperata e inutile: i sicari lo braccarono e lo uccisero senza pietà, lasciandolo a terra, inerme, in una pozza di sangue.
“Si è dedicato a combattere la criminalità organizzata”
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha voluto ricordare così la figura del magistrato: “Ha dedicato la sua vita a combattere la criminalità organizzata, in uno sforzo costante teso a contrastare ogni forma di illegalità e di condizionamento. Fu tra i primi a intuire la necessità di disarticolare il perverso legame che univa mafia e malaffare, pagando con la vita il rigore e la dedizione che hanno animato la sua infaticabile ricerca di giustizia. Oggi più che mai la fermezza e il coraggio con cui seppe affrontare i fenomeni criminali sono d’esempio per chi, nelle aree più difficili del nostro Paese, lotta per affermare i valori della legalità e della democrazia”.