CATANIA – Nubi nere si addesano su Multiservizi, la partecipata del Comune di Catania da anni al centro di vertenze ancora aperte. In attesa che venga firmato il patto di servizio, sulla testa di 130 lavoratori pende ancora la spada di Damocle del licenziamento, anche se sembra che un timido spiraglio si stia aprendo.
Il condizionale è d’obbligo, considerate le tensioni all’interno dell’azienda, ma la riunione di ieri sera tra i dipendenti sembra aver aperto qualche spiraglio. Per evitare i licenziamenti per esubero, infatti, i vertici della società hanno proposto contratti di solidarietà per tutti. Sarebbero a tempo limitato ma, al momento, prevedrebbero alte percentuali da “cedere” all’azienda, nell’ordine del 40 per cento. Oltre alla rinuncia a Tredicesima e Quattordicesima. La percentuale dovrebbe diminuire a partire da gennaio 2015 e, in caso di riequilibrio del biolancio, interrompersi.
La situazione però turba i lavoratori della partecipata le cui condizioni economiche però non lasciano ben sperare. La perdita, negli anni passati, di importanti commesse e la vittoria giudiziaria degli ex pulizieri delle scuole – un esercito di circa 180 licenziati e reintegrati dopo il ricorso al Tribunale del Lavoro nel 2013 – con conseguente reintegro e pagamento delle spese da parte di Multiservizi, avrebbero infatti peggiorato la situazione contabile a tal punto da rendere necessario il ricorso agli ammortizzatori. Necessari, a quanto pare, per mantenere i livelli occupazionali ma, soprattutto, per poter procedere alla stipula del contratto di servizio con il Comune di Catania.
Maggiori notizie, in ogni caso, dovrebbero aversi la prossima settimana quando i dipendenti dovranno accettare o meno i contratti di solidarietà. Martedì prossimo dovrebbero tenere un referendum per stabilire cosa fare. Sembra siano disposti ad accettare, a due condizioni, però: che le decurtazioni salariali vengano estese ai dirigenti e che venga stabilito per quanto tempo. “La solidarietà sarebbe ovviamente estesa a tutti, compreso il sottoscritto- afferma il presidente del Cda Michele Giorgianni. Io faccio parte di questa azienda – continua – e mi sembra logico che il primo stipendio dal quale decurtare somme sia il mio”.