Il capomafia palermitano Vincenzo Troia, 73 anni, cugino dello storico boss Mariano Tullio Troia, è morto la notte scorsa nel carcere milanese di Opera dove era detenuto al 41 bis. Gravemente malato da 2 anni, il capomafia del quartiere Resuttana, attraverso il suo legale, l’avvocato Sergio Monaco, aveva fatto decine di istanze, allegando consulenze mediche in cui si attestava l’incompatibilità del suo stato di salute col carcere.
I familiari di Troia hanno presentato denuncia lamentando proprio la scarsa attenzione riservata al congiunto dall’autorità giudiziaria e contestando le relazioni dei periti nominati dai diversi collegi che hanno invece sempre ritenuto che il padrino potesse restare in cella.
Condannato a 12 anni per associazione mafiosa in primo grado, domani avrebbe dovuto essere giudicato in appello. Secondo i pentiti come Manuel Pasta il boss avrebbe assunto per qualche anno il comando della ‘famiglia’, ma poi sarebbe stato destituito perchè ritenuto non adatto al ruolo. Ma la accusa di essere stato ai vertici del clan e la ”pericolosità” di Troia hanno indotto la Procura a chiedere e ottenere il carcere duro. Affetto da una grave forma di diabete e da una cardiopatia il capomafia da marzo del 2009 a maggio di quest’anno ha fatto decine di istanze all’autorità giudiziaria: solo il tribunale del riesame di Milano ne ha disposto il ricovero presso il centro ospedaliero di Opera, ma, secondo i familiari, il detenuto non si sarebbe mosso dalla cella.
Tempo fa, in seguito a una caduta, si era rotto il femore. Dalla sesta sezione della corte d’appello di Palermo, che domani avrebbe dovuto giudicarlo, è arrivato l’ultimo no alla scarcerazione. A seguito della denuncia dei familiari che vogliono che si accerti se ci siano responsabilità nella morte del detenuto, visto che piu’ medici avevano certificato la gravità del suo stato di salute, sul corpo di Troia è stata disposta l’autopsia.
(fonte Ansa)