CATANIA – Una lunga vicenda giudiziaria che si intreccia a una drammatica morte. Gianluca Platania è morto il 23 novembre 2010 per un attacco epilettico. L’ambulanza purtroppo è intervenuta un’ora dopo la prima chiamata. E’ servita infatti una seconda chiamata al 118 per far arrivare i soccorsi. I familiari, assistiti dall’avvocato Salvo Cannata, hanno avviato una lunga battaglia legale che è terminata lo scorso anno con la sentenza della Corte di Cassazione che dispone il risarcimento del danno.
Ma facciamo un salto indietro nel tempo. Il processo di primo grado in cui era imputato l’operatore del 118 che aveva preso la chiamata di richiesta di soccorso e che vedeva indicato come responsabile civile l’ospedale Cannizzaro di Catania (in quanto all’epoca i dipendenti 118 erano retribuiti dall’azienda ospedaliera, ndr) si è chiuso con un’assoluzione piena. Il Tribunale di Catania, nelle motivazioni, ha scritto che il processo non aveva portato a poter stabilire che “vi fosse un nesso causale tra la condotta dell’imputato e l’evento”, ed inoltre – ha evidenziato il giudice di primo grado – “non è ravvisabile alcuna negligenza e imperizia nella condotta dell’imputato”. L’avvocato Salvo Cannata, di parte civile, impugna la sentenza e ricorre in appello.
La Corte d’Appello di Catania ribalta la decisione di primo grado condannando l’imputato e il responsabile civile al risarcimento del danno in favore delle parti civili costituite nel processo. Per la Corte presieduta da Carolina Tafuri se l’operatore del 118 “avesse tenuto una condotta puntuale e rispettosa delle regole, in particolare valutando correttamente mediante un puntuale triage la reale gravità della situazione clinica del paziente già al momento della prima richiesta di intervento, il Platania avrebbe ricevuto un soccorso tempestivo tale da impedire l’insorgenza delle complicazioni”. La sentenza di secondo grado è stata impugnata dalla difesa dell’imputato e dell’ospedale Cannizzaro. La Cassazione ha rigettato però il ricorso confermando la condanna al pagamento.
“Per risarcire il danno si è dovuta nominare una commissione ad hoc – dichiara l’avvocato Salvo Cannata, che assiste i familiari di Platania – che ha impegnato un anno per offrire come risarcimento soli 500 mila euro senza tener conto neanche della sofferenza patita dal giovane che è morto soffocato poiché in preda ad un attacco epilettico. L’agonia è durata più di 1 ora. Ora l’ospedale su mia richiesta dovrà riunire ancora questa commissione per valutare una nuova proposta risarcitoria”.
L’azienda ospedaliera Cannizzaro, che abbiamo contattato per una replica, precisa che “Il CAVS, comitato aziendale valutazione dei sinistri, ha già inserito il caso Platania all’ordine del giorno della prossima seduta di settembre, come comunicato dall’Ufficio Legale all’avvocato con raccomandata del 25 luglio. Quest’ultima lettera fa seguito alla corrispondenza delle settimane precedenti. Il 4 luglio, infatti, l’Azienda Cannizzaro aveva scritto al legale della famiglia che il CAVS, nella seduta di maggio, aveva valutato il risarcimento in 500mila euro nei confronti dei familiari costituiti parti civili nel procedimento penale, nel quale i giudici d’appello, con sentenza confermata in Cassazione, avevano riconosciuto l’assenza di responsabilità penale dell’operatore (assolto in toto in primo grado) disponendo il risarcimento per responsabilità civile. La proposta formulata dal CAVS è stata respinta in quanto riconosciuta incongrua dalla controparte, tra cui anche familiari non costituiti parti civili nel procedimento penale (nipoti non conviventi)”.
E’ importante evidenziare che il caso Platania risale al 2010 e non riguarda l’attuale gestione dell’Azienda Cannizzaro.