Musumeci: 'Lotta alla mafia non può diventare lotta politica'

Musumeci a Palermo: ‘Lotta alla mafia non può diventare lotta politica’

Schifani: "Si parla di mafia quando la politica si divide". E Lagalla: 'Non ci interessano passerelle'
'Parlate di mafia'
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PALERMO – “Il testamento spirituale lasciato da Paolo Borsellino, sul quale non abbiamo mai fatto speculazioni di parte, deve riguardare tutti i giovani a qualunque schieramento appartengano perché la lotta alla mafia per essere credibile ha bisogno di uno schieramento forte e solido, se lo schieramento si divide vuol dire che la mafia ha trovato l’occasione giusta per incunearsi”.

Così il ministro della Protezione civile Nello Musumeci, a margine dell’iniziativa ‘Parlate di mafia’ organizzata a Palermo dai gruppi parlamentari FdI di Camera e Senato. In video-collegamento anche il ‘capitano Ultimo’, nome di battaglia dell’ex ufficiale dell’Arma dei carabinieri, che arrestò Totò Riina. Indossa un passamontagna rosso a coprire il volto dal naso in giù.

“Dobbiamo fare un dispetto ai mafiosi – continua Musumeci – è il dispetto più efficace che si possa fare è quello di mettere assieme centro, destra, sinistra e movimenti civici, tutti accomunati da un unico obiettivo: la lotta alla mafia non può diventare uno strumento di lotta politica”.

Musumeci: “Diffido di chi parla sempre di antimafia”

“Nutro una certa diffidenza verso coloro che parlano sempre di legalità e di antimafia e purtroppo le esperienze degli ultimi anni ci dimostrano come ci sia una sorta di mafia dell’antimafia: la speculazione, la demagogia e qualcuno ha tentato anche di costruire carriere sull’antimafia. L’antimafia è un impegno non soltanto culturale ma pratico, quotidiano che va predicato e praticato nella dignità del silenzio”, aggiunge il ministro della Protezione civile.

E sul salario minimo: “Credo che la risposta sia il lavoro – dice Musumeci -. Basta con questo assistenzialismo, la destra e il centrodestra si contraddistinguono anche per un altro tipo di capacità propositiva”.

‘Incendio a Catania, troppi sei gestori per sei aeroporti in Sicilia’

Non solo di mafia, il ministro Nello Musumeci ha parlato anche dell’emergenza aeroporti a seguito dell’incendio divampato nei giorni scorsi allo scalo di Catania: “Da presidente della Regione me ne sono occupato, l’obiettivo mio era e rimane, anche se non ho una diretta competenza, quello di omogenizzare le società di gestione, sei aeroporti con sei gestioni diverse: mi sembra una esagerazione. Siamo un popolo di individualisti noi siciliani, ma fino a questo punto. Intanto lavoriamo per aggregare la gestione e poi definire d’accordo con la Regione e il governo nazionale una strategia unica”.

Rispetto alla richiesta di utilizzare di più l’aeroporto di Comiso (Rg) per fronteggiare l’emergenza voli dovuta all’incendio nell’area arrivi dello scalo di Catania, Musumeci ha risposto: “Che un aeroporto minore sia funzionale all’aeroporto maggiore mi sembra un gioco di squadra assolutamente pertinente, in alcuni casi come questo potrebbe davvero alleviare e ridurre i disagi che decine di migliaia di turisti sono costretti ad affrontare”. “Speriamo di affrontare questo momento e che non determini una crisi rispetto alle prenotazioni già fatte – ha concluso Musumeci – E dall’autunno in poi questo secondo me la razionalizzazione delle gestioni degli aeroporti diventa un tema prioritario”.

Schifani: “Mezzi per lotta alla mafia creati dal centrodestra”

Presente all’iniziativa il presidente della Regione siciliana Renato Schifani: “Si parla di mafia quando la politica si divide, chi deve avere l’appannaggio dell’antimafia. Ho sempre sostenuto che si fa solo un regalo alla criminalità organizzata quando ci si divide. La mafia si combatte con i comportamenti, con le regole e con i provvedimenti legislativi. Non bastano i dibattiti, occorrono i mezzi. E i mezzi che ci sono oggi li abbiamo fatti noi del centrodestra, questo deve essere un patrimonio non per rivendicarlo rispetto alla sinistra ma perché abbiamo tutte le carte in regola dell’antimafia”.

“La mafia entra nella pubblica amministrazione non tanto con i funzionari ma con chi si avvicina – ha aggiunto Schifani – La rotazione nell’amministrazione serve proprio ad evitare l’incrostazione tra il funzionario e chi si avvicina”.

Messina: “Per FdI l’antimafia non è propaganda”

Manlio Messina, vice capogruppo Fdi alla Camera, ha invece sottolineato come “il governo Meloni dimostra ogni giorno che per noi di Fratelli d’Italia l’antimafia non è propaganda, ma si fa non solo parlando di mafia e combattendo sul territorio, con azioni concrete come la conferma del 41bis, che per noi è inviolabile, così come tutte le altre azioni che ha messo in atto questo governo dal punto di vista legislativo e dal punto di vista operativo”.

“Credo che in questi mesi – ha aggiunto Messina – le operazioni di cattura di importanti boss come Matteo Messina Denaro e di altri della ‘ndrangheta e della camorra stiano dimostrando che per noi sul tema mafia non si retrocede di un millimetro. Anzi, si va avanti perché è un fenomeno che va sconfitto e lo si fa con un governo forte, con le istituzioni e ovviamente con le forze dell’ordine che operano sul territorio e alle quali va il nostro ringraziamento continuo e costante”, ha concluso.

Lagalla, l’antimafia non è di destra né di sinistra

“Non esiste l’antimafia di destra o l’antimafia di sinistra. Esiste l’antimafia, esiste l’atteggiamento coerente, esiste la dimensione etica della persona. Esiste chi l’antimafia la racconta, la declama, la narra e ne fa sgabello su cui costruire carriere e interessi ed è quell’antimafia che a noi non interessa. A noi non interessano le passerelle e i riti”. Così il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.

Giuffrè (Csm): “Trattativa Stato-mafia ha segnato l’antimafia”

“La vicenda della trattativa Stato-mafia ha segnato la storia dell’antimafia in Sicilia. Con l’arresto di Matteo Messina Denaro ritengo che si sia chiuso un ciclo. Dobbiamo, quindi, conservare l’esperienza di questi anni della lotta alla mafia e adeguare gli strumenti di lotta e di contrasto alla criminalità organizzata alle nuove forme e alle nuove fisionomie che assumono le cosche “. Lo ha detto il consigliere del Csm Felice Giuffrè, a Palermo, a margine del convegno ‘Parlate di mafia’ in corso.

“Ci sono da affrontare problemi che riguardano le nuove tecnologie, la tracciabilità dei flussi finanziari – ha proseguito -. Dobbiamo superare una fase e dobbiamo trarre dalla storia dell’antimafia l’esperienza necessaria per andare avanti e non dimenticare quello che c’è stato”.

“Inopportuno parlare limitazione concorso esterno”

A proposito del concorso esterno Giuffrè ha dichiarato: “Dal punto di vista giuridico è chiaro che il concorso esterno in associazione mafiosa rappresenta una anomalia, rappresenta una cosa atipica rispetto ai principi del diritto penale. E tuttavia, quando ci si trova a combattere fenomeni come la criminalità organizzata di stampo mafioso è importante considerare anche i segnali che si mandano. Quindi, in questo momento, certamente, non è opportuno parlare di limitazione della fattispecie del concorso esterno”.

“Sulle intercettazioni è necessario intervenire, ma ovviamente non si può escludere l’utilizzo di questi sistemi, soprattutto in alcune materie come il traffico di armi, la criminalità organizzata o il traffico di droga. Si deve lavorare anche sulla riservatezza dei contenuti delle intercettazioni, perché, non lo dobbiamo mai dimenticare, la dignità dell’imputato deve essere tutelata fino a sentenza definitiva. Quindi, intercettazioni sì, ma con le dovute cautela a garanzia della privacy degli indagati”, ha concluso.

Cannella (FdI): “Società coalizzata nella lotta alla mafia”

“Credo che la società civile sia già coalizzata nella lotta alla mafia, poi esistono posizioni che utilizzano alcune narrazioni o alcune declinazioni nella lotta alla mafia per usi politico-propagandistici e in questo senso mi è sembrata davvero stucchevole e fuori luogo la divisione del corteo. Peraltro, non è la sinistra e la destra, ricordo che il 23 maggio eravamo sotto l’albero Falcone con Maria Falcone la Fondazione Falcone, la Cisl: non c’era, dunque, un corteo di destra e uno di sinistra, c’è certamente una frangia dell’antimafia che ritiene di poter dare patenti di legalità, non si sa esattamente in nome di che cosa”. Lo ha detto ai giornalisti Giampiero Cannella, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia e vice sindaco di Palermo, a proposito delle divisioni nelle manifestazioni organizzate in occasione della strage di via D’Amelio, lo scorso 19 luglio.

“La mafia – ha aggiunto – è un fenomeno criminale che ha caratterizzato la storia della Sicilia e che continua a caratterizzarla, per fortuna con sempre minore intensità. Bisogna parlarne e diffondere la cultura della legalità, approfondire i temi e illuminare i lati ancora oscuri che caratterizzano le stragi di via D’Amelio e di Capaci. Ci sono ancora molti punti oscuri da chiarire – ha proseguito Cannella – per questo ogni anno ricordiamo con le nostre fiaccole Paolo Borsellino e gli agenti di scorta e oggi, con questo momento di approfondimento, vogliamo estendere la cultura della legalità in un luogo simbolico come l’hotel San Paolo Palace che è un bene confiscato alla mafia”.


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