Polemiche, guai e qualche ombra | Le spine degli assessori designati - Live Sicilia

Polemiche, guai e qualche ombra | Le spine degli assessori designati

Dall’hater grillino alle polemiche attorno a Musumeci, passando per gli ex di Cuffaro e Crocetta al fianco di Micari.

Verso il voto
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PALERMO – In politica è una delle tendenze del momento. Ma la scelta di indicare, prima ancora delle elezioni, i nomi che dovranno comporre l’eventuale, nuovo governo, in Sicilia sta portando più guai che vantaggi, più polemiche che rassicurazioni. Dall’hater grillino al “tricket” di Musumeci, passando per i nomi del centrosinistra, spesso la designazione ha anticipato polemiche e dubbi.

Fin dall’inizio, quando Nello Musumeci ha presentato, al suo fianco, Gaetano Armao e Roberto Lagalla. Una immagine che avrebbe dovuto trasmettere il senso dell’unità, dell’armonia. Che svanirà prestissimo, a dire il vero. Nel caso di Armao, in realtà, le tensioni erano già emerse prima ancora di quella presentazione, quando il centrodestra oscillava tra l’avvocato palermitano e Musumeci per la scelta del candidato governatore. Ma la polemica è esplosa in occasione della scelta di non prevedere nel listino del politico catanese il nome, appunto, di Armao, che subito dopo ha deciso di convocare una conferenza stampa e di non candidarsi in prima persona nel collegio di Palermo. C’era lui, però, al fianco del candidato governatore, il giorno del “battesimo” di Musumeci, insieme a un altro ex assessore regionale come Roberto Lagalla. In questo caso, a creare qualche frizione interna alla coalizione, la naturale aspirazione dell’ex rettore dell’Università di Palermo a tornare alla guida dell’assessorato alla Salute. Una aspirazione così concreta da spingere Musumeci a precisare: “Alla Sanità non andrà un ex assessore”. Del resto, ha spiegato Musumeci, “gli assessori li sceglie il presidente”. E proprio questo tema aveva acceso un’altra polemica, quella seguita all’indicazione in vista della composizione della giunta, da parte di Gianfranco Micciché e del big azzurro trapanese Tonino D’Alì, del nome di Giuseppe Guaiana. Un’accelerazione che non era piaciuta a Musumeci. Ma almeno su questo punto, al momento, sembra essere tornato il sereno.

Una polemica durate poche ore, invece, quella tra Claudio Fava e uno dei suoi assessori designati, Ottavio Navarra: la composizione delle liste non ha soddisfatto del tutto le componenti della “sinistra-sinistra” al fianco del candidato governatore. Qualche ora di riflessione, per Navarra, qualche polemica di alcuni militanti che parlarono di “abbandono del progetto originario”, poi tutto è rientrato.

In questi giorni, invece, non arrivano buone notizie per gli assessori designati da Giancarlo Cancelleri. Sono stati chiusi, intanto, i profili social di Angelo Parisi, l’assessore designato al delicatissimo ramo dell’Energia (che si occupa, per intenderci, di rifiuti, acqua, termovalorizzatori..). Ingegnere della provincia di Enna è riuscito a guadagnarsi l’appellativo di “assessore-hater” a causa di alcuni tweet e alcuni post scovati da Live Sicilia e rilanciati anche dalla stampa nazionale, con i quali, tra gli altri, ha accennato alla possibilità di “bruciare vivo” il capogruppo alla Camera del Pd Ettore Rosato, oltre a distribuire complimenti insulti a giornalisti sgraditi. In questo caso, il candidato governatore Cancelleri ha fatto “spallucce”, affermando che poca cosa, in fondo, fossero quei commenti, di fronte ai problemi degli altri. Parisi, dal canto suo, ha chiesto scusa. Ha chiuso i profili. E amen.

Paradossalmente, però, negli stessi minuti in cui iniziava a esaurirsi l’eco della polemica sulle offese del potenziale assessore, un altro possibile componente della giunta grillina, Angelo Cambiano, parlava di “macchina del fango”. A dire il vero non era la prima volta. Era già accaduto quando è stata ricostruita la storia politica dell’assessore designato dai grillini agli Enti locali, una storia per anni tinta d’azzurro (quello di Forza Italia). Adesso, il “fango” sarebbe legato alla notizia che vede Cambiano, sindaco anti-abusivi, finire a processo per un caso legato all’abusivismo. Il 6 ottobre del 2016, infatti, il Gup di Agrigento Francesco Provenzano aveva accolto nei confronti dell’allora sindaco un decreto penale di condanna a 6.800 euro di ammenda, con sospensione condizionale della pena, emesso dal sostituto procuratore di Agrigento Carlo Cinque. Contro la decisione del Gip Cambiano ha presentato opposizione, preferendo non pagare l’ammenda e sottoporsi al processo davanti al Gup. La vicenda risale al 12 maggio del 2016. Dopo un’ispezione, i vigili urbani contestarono la realizzazione, “nell’immobile di contrada Olivastro, in assenza di titolo abitativo edilizio” la “copertura mediante manto di tegole di un persistente pergolato con conseguente aumento di volumetria e modifica del prospetto dell’edificio”. “Non ho scheletri nell’armadio – ha ribattuto Cambiano – quel processo l’ho voluto io”. E poi, appunto, il riferimento alla “macchina del fango”.

Il passato politico, in qualche modo, ha creato qualche problema anche a un paio di assessori designati da Fabrizio Micari. È il caso di Giovanni La Via e Alessandro Baccei, ad esempio. Il primo, per la sua esperienza in un governo dell’ex governatore Totò Cuffaro. Il secondo, invece, per l’attuale presenza in quel governo di Rosario Crocetta dal quale molti alleati di Micari hanno chiesto di segnare una “discontinuità”: insomma, scegliere di confermare l’assessore all’Economia di quella giunta non è apparso il modo più chiaro per “voltare pagina”. Dubbi di natura politica, in questo caso. Mentre ha fatto storcere il naso ad alcuni addetti ai lavori del mondo della Formazione la designazione di Giuseppe Biundo, 36 anni, “molto attivo – ha detto Micari – nella consulenza manageriale e ha dato vita a una start-up interessante nel settore della birra artigianale. È esperto in finanziamenti europei: si occuperà di Attività produttive”. A Biundo, ex consigliere comunale del Pd a Cinisi, viene contestata la vicinanza, nel recente passato, a quello che viene definito il “sistema Genovese” della Formazione, in particolare i rapporti, finiti nelle ordinanze relative all’inchiesta sull’ex segretario Dem (il cui figlio oggi è candidato con Forza Italia), con Salvatore La Macchia, ex capo della segreteria tecnica dell’assessore Centorrino e tra gli uomini più vicini al big messinese. Quel nome, insomma, per qualche addetto ai lavori della formazione, non è proprio garanzia di cambiamento.


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