PATTI – Falso ideologico e abuso d’atti d’ufficio: sono le accuse formulate nei confronti del deputato regionale del Pd, Giuseppe Laccoto (area Renzi), raggiunto questa mattina da un avviso di conclusione indagini. Sono 31 in tutto le persone raggiunte dal provvedimento emesso dalla Procura di Patti, nell’ambito dell’inchiesta sui cosiddetti “Mutui fantasma”.
La accuse vanno dalla truffa, al falso, all’abuso d’atti d’ufficio. Uno scandalo che ebbe l’effetto di spazzare via l’allora giunta municipale di Brolo guidata dal sindaco, Salvo Messina, costretto successivamente alle dimissioni dopo l’avviso di garanzia emesso nel dicembre del 2013. Sei mesi dopo scattarono anche gli arresti che scatenarono un autentico terremoto giudiziario nel piccolo Comune del versante del Tirreno.
Fra le persone indagate vi è anche Giuseppe Laccoto, coinvolto anche se marginalmente nell’inchiesta per una selezione pubblica, come egli stesso specifica in nota diffusa nel pomeriggio. Ecco la nota integrale di Laccoto. “Da oggi ho ancora più fiducia nell’operato della magistratura. Chiunque legga con attenzione il provvedimento può rilevare che la mia persona è assolutamente estranea a qualsiasi ipotesi di reato che si possa collegare con mutui, mandati di pagamento e maneggi di denaro in genere. Sono chiamato in causa come componente della giunta municipale nel 2009 solo per aver approvato la procedura concorsuale relativa alla progressione verticale di un dipendente comunale per la copertura di un posto di istruttore amministrativo. Una semplice presa d’atto che ogni giunta compie come atto politico e non come organo di gestione. Tra l’altro, alla selezione riservata a personale interno hanno preso parte 15 dipendenti ed è stata regolarmente affissa all’albo. Stranamente, come si legge nel provvedimento della Procura e diffuso dalla stampa, l’avviso di pubblicazione, di esclusiva competenza degli uffici, non sarebbe stato neppure rinvenuto agli atti del Comune. Mi metto subito a disposizione dell’autorità giudiziaria per chiarire la mia posizione ma vado avanti con la certezza di poter guardare fieramente negli occhi i miei concittadini per aver sempre servito con onestà la comunità di Brolo”.
La notizia ha scatenato le prime reazioni politiche. Il parlamentare Ncd Nino Germanà in un documento inviato alla stampa parla di “tentativo politico mafioso finalizzato ad affossare la città di Brolo, usandola come epicentro di un malaffare che passa tra imbrogli e sperpero di denaro pubblico”.
La vicenda dei mutui fantasma scoppia dopo il chiacchiericcio che si udiva per le strade di Brolo, dove qualcuno aveva notato il repentino cambio del tenore di vita di impiegati comunali e persone vicine all’allora amministrazione comunale guidata da Salvo Messina. Il resto lo ha fatto la magistratura che ha disvelato un sistema che garantiva soldi liquidi per i presunti “malfattori” e impegni per i cittadini di Brolo, ignari di tutto.
Oggi, dopo due proroghe, la Procura di Patti ha emesso gli avvisi di conclusione delle indagini; il provvedimento porta le firme congiunte dei sostituti Francesca Bonanzinga e Maria Milia. Ecco i nomi degli indagati: Arasi Carmelo; Arasi Rossella, Campo Antonella, Caranna Santa, Castrovinci Rosa, Di Leo Giuseppina, Gentile Carmelo, Lo Vercio Elena Rosa, Maniaci Costantino, Messina Mario, Messina Salvatore, Mondello Francesca, Rifici Enza, Scaffidi Mangialardo Giovanni, Masi Antonino, Giuffré Antonino, Astone Vittorio, Indaimo Giuseppe, Gatto Rosa, Gatto Tina, Presti Dario, Caranna Giuseppe, Caranna Domenico, Caliò Carmelo, Princiotto Giovanna, Laccoto Giuseppe, Faustino Nunziatina Maria, Ricciardello Maria, Di Luca Lutupittu Vincenzo, Letizia Giuseppe, Romano Paola.