PALERMO – Il decreto “salvaimprese”, che si tradusse con la scelta della Regione di accendere un mutuo da un miliardo per ripianare i debiti con le aziende, potrebbe essere solo un antipasto. Il governo Crocetta, infatti, ha chiesto al Ministero dell’Economia di accendere un altro mutuo. Un mutuo della portata doppia rispetto al precedente. Due miliardi di euro. Da pagare in comode rate da 70 milioni di euro l’anno. Soldi che pagheranno i siciliani, visto che il governo ha deciso di coprire gli interessi tenendo ai valori massimi le aliquote Irpef e Irap.
Due miliardi, da pagare in trent’anni. Che si aggiungono a quelli del “salvaimprese”, un ddl assai discusso, osteggiato. Critiche che accelerarono – al di là delle frasi di circostanza – l’addio dell’ex assessore Luca Bianchi dalla giunta. Il nuovo ddl, esitato dalla martedì scorso, è ancora più pesante del precedente e prende le mosse da un accordo sottoscritto dal governo nel silenzio generale già qualche mese fa. Era il 9 luglio scorso quando l’esecutivo di Crocetta (l’assessore all’Economia era ancora Roberto Agnello), avanza al Ministero dell’Economia una “istanza di accesso alle anticipazioni di liquidità”. Un prestito. O meglio dire, un mutuo. Da due miliardi. Crediti vantati dal sistema sanitario regionale nei cofronti della Regione stessa. In sostanza, crediti vantati da aziende ospedaliere, ma anche da società e multinazionali farmaceutiche.
Come era successo già l’anno scorso. Quando il governo decise di approvare il ”salvaimprese” da un miliardo di euro. Di quel miliardo, 606 milioni erano destinati appunto alla Sanità. Nella stragrande maggioranza alle aziende del farmaco. Ma quello, come detto, era solo un antipasto. Già il 13 novembre del 2013 (più di un anno fa, quindi) a un Tavolo tecnico sulla verifica degli adempimenti al Piano di rientro sanitario, era saltata fuori la cifra-choc. La “necessità strutturale di cassa” del Sistema sanitario regionale siciliano, una necessità che si concretizza in “crediti verso Regione per spesa corrente”, è pari a 2,6 miliardi di euro.
Insomma, mentre infuriava la polemica sul “salvaimprese”, il governo sapeva già che quei seicento milioni avrebbero rappresentato solo la prima puntata. E che altri mutui si sarebbero resi necessari. Ed eccolo, il nuovo mega-mutuo, che, pare, sia stato fortemente sollecitato dal governo romano. Ma che verrà pagato, ovviamente, dai siciliani. La Regione ha infatti previsto un “piano di ammortamento” trentennale. Il tasso di interesse è ovviamente vantaggioso: 1,2%. Tasso fisso. Ma, data la portata del mutuo, questo si tradurrà in rate a carico del bilancio regionale, già per il 2015 di quasi 70 milioni, che saliranno a quasi 80 milioni già nel 2016. Somme che si aggiungono, appunto, a quelle derivanti dal “salvaimprese”. E che porteranno le rate di interesse complessivo attorno ai cento milioni di euro l’anno.
Interessi pagati dai siciliani, dicevamo. Ma in che modo? Semplice. La Regione ha deciso di bloccare Irpef e Irap ai livelli massimi per i prossimi trent’anni. Livelli già mantenuti altissimi per portare a termine il rientro dal buoco della Sanità. Ma il rientro è quasi compiuto, ormai, e quelle aliquote non sono più necessarie per riempire il buco. Allora, la Regione, che avrebbe potuto, in caso contrario, abbassare le tasse, userà quegli introiti per coprire le rate del mega-mutuo. Una minima parte (5 milioni per il 2015 e altrettanto per il 2016) invece sarà coperta dai risparmi ottenuti dalla Regione. Una goccia nel mare.
“Si tratta – spiega il dirigente generale dell’assessorato alla Salute, Salvatore Sammartano – di un atto dovuto. Il salvaimprese infatti rappresentava la prima tranche e questa è la seconda, così come era stato previsto dalla legge. Del resto, se non lo avessimo fatto noi, sarebbe stato inviato un commissario ad acta per portare a termine questa operazione”. “Inoltre – puntualizza l’assessore Lucia Borsellino – il mancato intervento avrebbe condizionato l’erogazione alla Sicilia di circa 800 milioni legati al rispetto, da parte della nostra Regione dei Lea”.