Myriam, la maglia e la paura | "Non dimentico quella sera" - Live Sicilia

Myriam, la maglia e la paura | “Non dimentico quella sera”

La maglia di Myriam

Una donna che muore oggi. Una giornalista palermitana in piazza San Carlo. Il suo racconto.

Come fai a dimenticarlo il dolore? C’è il dolore che prima o poi ti distrugge, che non ti lascia mai. Quella sera, il 3 giugno del 2017. La gente, tanta gente, in piazza San Carlo, a Torino, per assistere alla finale di Champions tra Juve e Real Madrid sul maxischermo.

Il panico improvviso. La folla che scappa, travolgendo tutto. Erika Pioletti, una ragazza, muore qualche giorno dopo. Le indagini. I processi. Marisa Amato rimane tetraplegica. Passava da lì col marito, prima di essere schiacciata. L’immobilità come conseguenza. Una coraggiosa battaglia sostenuta dall’amore. Oggi la morte tra le braccia dei suoi cari.

“Ho letto la notizia. Ed è stato come tornare laggiù”. La voce è di Myriam Giacalone, giornalista palermitana di Tv2000, che era nel centro del caos quella sera con la maglia delle zebre addosso e un sorriso da stappare in compagnia. Era una finalissima, in fondo.

Di quella maglia c’è la foto sui social, con la testimonianza. Scrisse, Myriam: “Guardo ancora sgomenta le impronte delle scarpe sul retro della mia maglia. Non so quanti miei ‘fratelli juventini’ mi siano passati sopra la schiena. Mi hanno calpestata dopo avermi travolta (…) Chiazze di sangue per terra e sui pali, scarpe abbandonate e perse nella corsa, vetri rotti e maglie sporche e insanguinate, zaini e borse disseminati. Bambini a piedi nudi che correvano sotto i portici, urla di donne disperate e sofferenti. Volevo scappare anche io, da non so quale nemico, da non so quale pericolo”.

Myriam dice che tanto le è rimasto, dentro e fuori: “Ho dei problemi fisici importanti. Capogiri, malessere. Il mio approccio con la folla è cambiato. Non sono mai più stata ai concerti nel parterre”.

Myriam scriveva: “Non so quanto sono stata a terra a sentirmi calpestare. Non mi rendo conto ancora di quanto tempo io abbia trascorso a correre a fianco del mio collega, cercando di raggiungere la macchina parcheggiata tra piazza Cavour e via Andrea Provana. Lo ricordo a memoria quell’incrocio introvabile, mi sembrava di stare miglia dalla piazza del terrore. Ad ogni incrocio ancora urla e gente in lacrime: ‘Cosa è successo? Cosa è successo?”’.

Ora che le ferite fanno male un po’ più da lontano, Myriam racconta: “Quando vado a Torino, non torno mai in piazza San Carlo. Quando vedo una bottiglia rotta per terra, sto malissimo. Ho tanta rabbia per una tragedia nata dal nulla, in una giornata che doveva essere di festa. Mi hanno camminato sopra la schiena e non posso dimenticarlo. Questo fa più male di tutto. La maglia non l’ho più lavata. L’ho conservata. L’ho tenuta con me”. Proprio come il dolore, anche se non ti uccide, se non ti distrugge. Ridi, sopravvivi, ami, mangi, cammini. E lo tieni sempre con te.

 

 


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