CATANIA – I trafficanti di droga della porta accanto, scoperti perché hanno lo stesso fornitore di un’organizzazione già sotto controllo da parte delle forze dell’ordine. È la storia che emerge dalle carte del blitz “Cemento”, che mercoledì 11 dicembre ha portato in carcere 18 persone.
Gli arrestati facevano parte di due organizzazioni indipendenti dedite al narcotraffico a Catania. Se la prima gestiva due piazze di spaccio in via Palermo e Villaggio Sant’Agata, la seconda aveva il suo perno a San Cristoforo, in un negozio di materiali edili, e funzionava a base familiare.
Narcotraffico a Catania: il corriere
Tenendo d’occhio una delle piazze del primo gruppo di trafficanti, quello di via Palermo 499, gli investigatori si rendono conto che il corriere della cocaina, il calabrese Rocco Rizzo, sta rifornendo anche qualcun altro sulla stessa via.
Un giorno infatti Rizzo esce dal numero 499 di via Palermo, fa cento metri a piedi e si infila in un residence al 473. Con sé ha una delle sue borse nere con i manici verdi cariche di cocaina. Poco dopo Rizzo esce senza borsa ma con in mano una busta bianca. Soldi destinati al pagamento dei fornitori di droga calabresi, è l’interpretazione degli inquirenti. Dunque c’è un altro gruppo, diverso dal primo, dedito al narcotraffico a Catania.
La catena logistica
Da quel momento gli investigatori della Polizia tengono d’occhio il 473 di via Palermo e le diverse consegne effettuate da Rizzo. Dalle tante intercettazioni telefoniche emerge una costellazione di personaggi, tra cui anche incensurati, e il metodo che il gruppo adotta per gestire la droga e immetterla sul mercato.
Nel residence vive Maria Concetta Barbanera, figlia di Maria Nicotra. Quest’ultima mantiene i contatti con Rizzo e avvisa la figlia dell’arrivo del corriere. Il quale entra in casa di Barbanera per lasciare la droga e ritirare i soldi.
Maria Concetta Barbara, arrestata come si vedrà più avanti in occasione di un sequestro di cocaina, non è stata coinvolta negli arresti dell’11 dicembre dell’operazione Cemento.
Da via Palermo la droga finisce in un appartamento a San Cristoforo, dove sono la stessa Maria Nicotra e il figliastro Damiano Platania a occuparsi di tagliare la cocaina e dividerla in panetti più piccoli. Ci sono i “picciriddi”, ovvero dosi di cocaina da 10, 20 e 30 grammi, e pezzature più grandi da 50, 100 e 200 grammi.
A questo punto la droga era pronta per la vendita. A gestire i contatti con i clienti e prendere gli ordini per le dosi desiderate erano, secondo gli inquirenti, Francesco Platania e Natale Platania, detto Antonio, i quali segnalavano a Nicotra di quanta sostanza avessero bisogno.
La consegna finale avveniva nel negozio di materiale edile di Francesco Platania, a San Cristoforo. Nicotra trasportava fino a lì la cocaina pronta alla vendita e i clienti erano convocati all’interno del negozio per avere la droga. In alcuni casi, Nicotra portava la droga a Natale Platania nella sua casa di Misterbianco.
I soldi dell’attività venivano raccolti e trasportati nella casa da cui era partito tutto, ovvero il residence di via Palermo 473. Qui, Maria Concetta Barbanera e il suo convivente Cristian Viglianesi, anche lui coinvolto nel blitz dell’11 dicembre, custodivano il denaro e pagavano il corriere calabrese.
L’arresto
L’attività del gruppo familiare è stata interrotta da un grosso sequestro di cocaina fatto dalla polizia. Dopo avere intercettato Francesco Platania e Maria Concetta Barbanera, gli investigatori si sono appostati sotto la casa in cui avveniva il taglio e lo stoccaggio della droga, appartenente a una cugina di Barbanera.
Nel frattempo Platania ha chiamato Maria Nicotra. I due sono stati intercettati mentre parlavano di “u picciriddu”, che nel linguaggio del gruppo indicavano dei quantitativi precisi di cocaina. Nella stessa telefonata Platania indica a Nicotra cosa dare a un certo Francesco.
Barbanera, osservata dai poliziotti, entra nella casa in cui c’è la droga con un suo mazzo di chiavi e ne esce poco dopo. A quel punto intervengono gli investigatori, che le trovano addosso 13 grammi di cocaina ed entrano nella stessa casa da cui poco prima è uscita la donna.
Qui i poliziotti sequestrano poco più di sei chili di cocaina. Le indagini si estendono poi alla casa della donna, il 473 di via Palermo, dove in quel momento si trova Cristian Viglianesi. Al suo interno i poliziotti trovano 78 mila euro. Vengono arrestate Maria Concetta Barbanera e la cugina, presente in casa al momento dell’irruzione della polizia.