GRAVINA – Una delle tante storie di chi, nonostante divenuto negativo, non riesce a ottenere il “foglio di via”. E tornare alla normalità. La racconta in una lettera alla redazione una lettrice residente nel Comune di Gravina, Erika Monia Piscitello. “Desidero segnalare il mio caso a dir poco assurdo, auspicando che tale segnalazione possa aiutare me e chi, come me, sta patendo le stesse pene” – afferma. Prima di esporre i fatti.
I fatti
“Il lunedì 2 novembre vado via da lavoro dopo un’ora perché non mi sento bene – raconta. Rientro a casa, il medico mi mette in malattia ed inizio ad accusare sintomi simil influenzali che si acuiscono maggiormente nei giorni successivi. Dopo 15 giorni di malessere e sintomi riconducibili al Covid, il 14 novembre decido di fare privatamente e su indicazione del mio curante tramite un laboratorio analisi, un test sierologico che risulta essere positivo”.
La denuncia all’Asp
Scatta la denuncia all’Aps. “Il laboratorio fa denuncia all’Asp ed il lunedì 16 il mio medico di base denuncia la stessa cosa, mettendomi in quarantena – prosegue. Da allora, non ho notizie né dell’Asp, né dell’Usca ed a qualunque recapito io telefoni, il nulla”. Giorno 3 dicembre finisce il mio periodo di quarantena perché arrivo al mio 21° giorno ed il mio curante si rifiuta di procedere con la continuazione del certificato di malattia, in quanto asserisce che, trasmessa la comunicazione all’Asp, non c’è più nulla che sia di sua competenza.
La preoccupazione per il lavoro
La donna deve rientrare al lavoro il 4 dicembre. “Se non dovessero venire per quella data, o se venissero, ma non riuscissero a darmi l’esito per quella data, ovviamente io non potrò rientrare al lavoro perché l’azienda giustamente, vuole esito del tampone e relativo foglio di provvedimento rilasciato dall’Asp che attesti la mia negativizzazione e guarigione – dice. Dovendo io rientrare giorno 4 dicembre, non posso essere ingiustificata, perché rischierei il posto di lavoro. È davvero inaccettabile che si lascino le persone in balia di se stesse. Questo meccanismo non funziona – conclude – e chi ci rimette è sempre e solo il cittadino”.