Nel 2014 i carabinieri fanno Bingo| Scovato deposito con 20 kg di erba - Live Sicilia

Nel 2014 i carabinieri fanno Bingo| Scovato deposito con 20 kg di erba

Le tappe dell'inchiesta sfociata nell'operazione antidroga.

la ricostruzione
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GIARRE – E’ dal fenomeno dei furti di veicoli a scopo di estorsione, il cosiddetto “cavallo di ritorno”, che nel 2013 aveva raggiunto picchi allarmanti nell’area ionica, che prende il via l’inchiesta sfociata stamani nel blitz condotto dai carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Giarre. Se le attività tecniche avviate non forniscono elementi indiziari utili per quella attività investigativa, danno però spunti interessanti sulla presenza di un’organizzazione dedita al traffico di droga. Il primo riscontro giunge a fine gennaio del 2014 quando il 21enne Michael Spartà, anch’egli tra gli odierni indagati (il gip ha rigettato la richiesta di misura cautelare), viene arrestato in flagranza di reato dai militari dell’Arma per detenzione e spaccio di marijuana.

Ma è pochi mesi dopo che gli investigatori fanno Bingo, con l’individuazione del deposito utilizzato dal gruppo per nascondere lo stupefacente. Il 28 marzo i carabinieri dell’Aliquota Operativa operano un maxi sequestro di marijuana all’interno di un garage di via Settembrini a Giarre. Sono quasi 20 i chili di erba, suddivisi in 19 panetti, rinvenuti. Se immessa sul mercato avrebbe fruttato circa 200mila euro. A finire in manette il ventenne Tiziano Russo, con piccoli precedenti alle spalle. Il giovane, che si è sempre rifiutato di fare i nomi dei propri complici, racconta di essersi prestato a nascondere la droga poiché in gravi difficoltà economiche. Giudicato con rito abbreviato, è stato condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi. Adesso risponderà anche del reato di associazione.

A luglio a finire in manette è il 32enne giarrese Salvatore Platania, trovato in casa con 90 grammi di cocaina. E’ l’ennesimo riscontro dell’attività tecnica in corso. L’ultimo giunge nel 2015 quando ad accusare in primis Alessandro Liotta, ritenuto il capo promotore dell’attività illecita, sono i collaboratori di giustizia Giuseppe Liotta e Alessio Baglione. Entrambi riferiscono episodi circostanziati e coincidenti. L’inchiesta si chiude nel novembre del 2015.

 

 

 


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