PALERMO – Alla fine, scopri che “rivoluzione” fa rima con “poltrone”. Dovevano cambiare la Sicilia, rivoltarla, purificarla, mondarla dai vizi del passato, dal malaffare e dalla clientela, dalle solite logiche con cui venivano gestiti governo e sottogoverno. Alla fine, però, tracci la linea, e la somma più o meno è sempre la stessa.
Rosario Crocetta doveva fare la rivoluzione. E per farla, si è affidato a idealtipi e identikit, utili alla sua narrazione. A figure e figurine che avrebbero dovuto rappresentare il cambiamento. Nelli Scilabra è una di queste, certamente. Piazzata, nonostante nessuna particolare competenza pregressa, sulla polveriera della Formazione professionale siciliana. Il simbolo del “malaffare”. Dal quale però il governatore ha tirato fuori l’allora studentessa universitaria, di fronte alle pressioni dei partiti: la rivoluzione, insomma, è svanita molto presto.
E ha finito per annacquarsi, è il caso di Nelli, di fronte alle solite, stantìe, prevedibili decisioni di Palazzo. Quelle a cui avevano abituato i precedenti, bistrattati (spesso a ragione) governi regionali. E così, la rivoluzione di Nelli, quella che aveva incendiato anche tanti giovani universitari, si è risolta, poco dopo, nel comodo ripescaggio nell’ufficio di gabinetto del presidente della Regione. Il più classico dei posti di sottogoverno. Ma non solo. Il parcheggio nella segreteria particolare di Crocetta sarebbe stato breve: nella mente del presidente c’era, ovviamente, di più. E così, dopo aver messo nelle mani di Nelli, per anni, “Piano giovani” e “Garanzia giovani”, ecco l’idea: Scilabra al Fondo pensioni. Dai ragazzi ai pensionati, insomma. La rivoluzione non guarda la carta d’identità.
Quell’idea, però, sfumerà. E vai a sapere se l’ipotesi è stata archiviata anche a causa dei dubbi sul possesso dei titoli della stessa Scilabra. Dubbi sollevati anche da questo giornale. Poco male. La rivoluzione poteva continuare nel Gabinetto del governatore, in attesa di altro. Fino, almeno, alle dimissioni di poche settimane fa, giunte per “ragioni di ordine personale e professionale”. Sembrava un addio, un modo per dire: “Basta, ora mi occupo di altro”. E invece, quegli stessi motivi personali e professionali non hanno impedito all’ex assessore di accettare un incarico da “esperto”: dovrà dedicarsi più o meno alle materie che sono di competenza proprio dell’assessore che Crocetta aveva nominato al posto suo: Bruno Marziano. Vai a capirci qualcosa, insomma.
Anche perché, di queste consulenze personalissime del presidente, così come per quelle degli assessori, non è dato conoscere utilità e risultati. Come dovrebbe essere in realtà, norme sulla trasparenza alla mano. Nessuno saprà, insomma, quei 20 mila euro e rotti garantiti alla Scilabra anche per “lavorare” nei mesi in cui nessuno lavorerà (le ferie di agosto e i giorni dell’ordinaria amministrazione che scatteranno già a settembre), a cosa saranno serviti.
Di certo, a offuscare quell’idea di rivoluzione disinteressata. Di quella rottura col passato. Di quel cambio di rotta. E il caso della giovane Scilabra non è ovviamente il solo. L’altra “pasionaria” del presidente, l’ex sindacalista Cgil Mariella Lo Bello, del resto, tra un rimpasto e l’altro, aveva avuto modo di accucciarsi nella ben remunerata (dai siciliani) segreteria personale del presidente Crocetta. E del resto, quella del ripescaggio degli assessori rivoluzionari è un meccanismo oliato e più volte ripetuto, in questi rivoluzionari anni di governo.
Per giorni, ad esempio, la Sicilia rimase col fiato sospeso in attesa della “personalità” che avrebbe dovuto occuparsi del settore delicatissimo dell’Energia, delle acque e dei rifiuti, dopo la polemica separazione con Nicolò Marino, scelto da Crocetta per avviare la nuova èra alla Regione. Alla fine, la scelta cadrà su Salvatore Calleri, non esattamente un nome notissimo nel campo dell’Energia, ma accompagnato dai rivoluzionari gonfaloni dell’Antimafia. Presidente della Fondazione Caponnetto, e tanto bastava. Peccato che anche quella parentesi durerà poco e non lascerà segni indimenticabili. Ma anche stavolta, ecco il paracadute della rivoluzione: una consulenza “personale” che Crocetta ha garantito negli anni successivi allo stesso Calleri. Per fare? Non è cosa nota ai siciliani.
Ne sa qualcosa un altro dei simboli della rivoluzione di Crocetta. Anche se Michela Stancheris ha compiuto una specie di tragitto inverso: non dal governo al sottogoverno, ma da segretaria particolare ad assessore. Fino ovviamente, al solito rimpasto che ha messo la giunta nelle mani dei partiti. E la bergamasca? Dopo essersi detta “libera politicamente” dal governatore, ecco arrivare per lei una comoda poltrona nel consiglio di amministrazione della Soaco, la società di gestione dell’aeroporto di Comiso. Una designazione giunta dalla Sac, società quasi totalmente – in maniera diretta o indiretta – nelle mani del governo regionale.
Un copione. Facilmente ricalcabile dalla pagina del governo a quella del sottogoverno. Doveva essere una “Rivoluzione civile”, quella di Antonio Ingroia, ma il risultato più tangibile è stato l’incarico a capo del carrozzone di Sicilia e-servizi. Mentre a Sonia Alfano, combattiva ex presidente della commissione europea antimafia quando il “vice” era proprio Rosario Crocetta, è toccato qualche incarico a capo degli sbrindellati enti siciliani che gestiscono i rifiuti. Solo esempi, tra tanti, grandi e piccoli. Perché spesso, in questi anni, “rivoluzione” ha fatto rima con poltrone.