"Nesso cellulari-tumori" | La sentenza storica - Live Sicilia

“Nesso cellulari-tumori” | La sentenza storica

Foto d'archivio

I giudici riconoscono un "nesso causale" tra la malattia dell'appellante e la sua esposizione alle radiofrequenze (foto d'archivio)

CORTE D'APPELLO
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Esiste un nesso causale fra l’uso prolungato del cellulare e l’insorgere di tumori alla testa: lo sostiene la Corte d’Appello di Torino, confermando una sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Ivrea nel 2017 che riguarda un dipendente di Telecom Italia colpito da neurinoma del nervo acustico. Open scrive che si tratta del primo caso nella storia giudiziaria mondiale in cui vengono emesse due sentenze di merito consecutive favorevoli per il lavoratore.

“È vero che il neurinoma dell’acustico è stato causato da uso lavorativo del cellulare”, si legge nella sentenza, che conferma integralmente la precedente. Anche secondo la Corte d’Appello, dunque, c’è “una legge scientifica di copertura che supporta l’affermazione del nesso causale”, che secondo criteri probabilistici è “più probabile che non”.

Ne sarebbero una prova “i dati epidemiologici, i risultati delle sperimentazioni sugli animali (non contraddetti, allo stato, da altre sperimentazioni dello stesso tipo), la durata e l’intensità dell’esposizione”, si legge ancora nel documento, “che assumono particolare rilievo considerata l’accertata – a livello scientifico – relazione dose-risposta tra esposizione a radiofrequenze da telefono cellulare e rischio di neurinoma dell’acustico, unitamente alla mancanza di un altro fattore che possa avere cagionato la patologia”. A queste evidenze si aggiungono quelle fornite dai consulenti tecnici, che la Corte d’Appello considera “solidi elementi per affermare un ruolo causale tra l’esposizione dell’appellato alle radiofrequenze da telefono cellulare e la malattia insorta”.

Ma la corte si spinge oltre e nella sentenza critica anche uno studio dell’Istituto superiore di sanità, realizzato in agosto insieme ad Arpa Piemonte, Enea e Cnr-Irea, che non confermava l’aumento di tumori legato all’uso dei cellulari: “Usa in modo inappropriato i dati sull’andamento dell’incidenza dei tumori cerebrali – scrive la corte sull’Iss -, non tiene conto dei recenti studi sperimentali su animali e, pur dichiarandosi incerto sugli effetti associati ad un uso intenso e prolungato di cellulari, non ha diramato raccomandazioni più stringenti sui limiti di esposizione a RF (radiofrequenze, ndr), in particolare per i bambini e gli adolescenti”.

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