"Nessuno stupro, lei ci stava" | Ma i tre indagati si contraddicono - Live Sicilia

“Nessuno stupro, lei ci stava” | Ma i tre indagati si contraddicono

Negli interrogatori, i giovani accusati di violenza sessuale nei confronti di una turista offrono versioni contrastanti. Le loro parole al Gip.

CATANIA – “Ci provocava, ci stava, era tranquilla”. Dopo essere stati fermati dai carabinieri i tre giovani accusati dello stupro della 19enne americana vengono interrogati in momenti diversi. Ciò che dicono serve, al Gip, ad avvalorare la tesi della colpevolezza. Ci sono contraddizioni e ammissioni ritenute di rilevante gravità da parte degli inquirenti.

La violenza

Roberto Mirabella, Salvatore Castrogiovanni e Agatino Spampinato ammettono di aver consumato “plurimi rapporti sessuali con la ragazza sia in successione tra loro sia simultaneamente” e riconoscono che la ragazza era in stato di alterazione da alcool.

“Ci provocava” 

Secondo gli inquirenti si contraddicono “in più passaggi”, sugli orari, sul ricorso alla marijuana, sulla percezione di almeno un messaggio vocale. “Tutti – scrive il Gip – rendono versioni volte a ridimensionare nettamente la gravità e la dinamica dei fatti, assumendo che sarebbe stata la ragazza dapprima a provocare. Mentre però sostengono che la giovane americana li avrebbe provocati, ammettono di averle sentito dire, un paio di volte “non voglio”. Solo che dopo aver detto “Non voglio”, quando la ragazza piangeva, “non disse più nulla”, questo sarebbe stato interpretato, secondo i ragazzi, come il segnale “che perciò avere rapporti con loro le stava bene”. Mirabella, uno dei tre arrestati, entra in contraddizione con gli altri due e ammette di aver sentito uno dei messaggi di richiesta d’aiuto della 19enne americana.

Il fumo

Spampinato e Castrogiovanni sostengono che la ragazza avrebbe fumato marijuana “più di loro”, Mirabella nega tutto, sostenendo “che si trattò di semplici sigarette”. Al contrario, Spampinato ammette che fu Castrogiovanni a chiamarlo verso le 22.30 di quella sera per dirgli di venire portando con sé della marijuana perché c’era una ragazza che “ci stava”.

La scorta

Dopo la violenza, la ragazza viene scortata all’interno di un bar, cammina con difficoltà, accanto a lei c’è sempre Spampinato, che la segue anche in bagno per controllare cosa faccia. Gli inquirenti hanno raccolto la testimonianza di una cameriera, che conferma la ricostruzione della vittima, che si trovava in stato di choc. Spampinato “pur confermando di avere accompagnato la ragazza in un bar vicino dopo i fatti (riconoscendo che la ragazza stava male e perfino vomitò) – scrive il giudice – nega di averla con ciò “controllata”, per evitare che raccontasse a terzi dell’accaduto, e aggiunge che anzi, una volta accompagnatala a casa di lei, continuarono ad avere rapporti sessuali consensuali tra loro, nel sottoscala, fino a 3,30 circa”.

La bugia

Spampinato avrebbe inventato di aver avuto rapporti sessuali con la vittima due ore dopo lo stupro, come detto, alle 3.30 circa. Un dato che risulta incoerente con i messaggi scambiati tra la ragazza e gli amici ai quali aveva chiesto aiuto, dalle 2.31 di notte alle 3.29, quando lamentava di “non riuscire a credere a cosa fosse successo”, quando scriveva che le “avevano fatto male” e quando scriveva “ti odio” all’amico catanese che non l’aveva aiutata.

I capelli

Mirabella e Spampinato negano di averle tirato i capelli con violenza, ma quando il giudice mostra il video girato da loro stessi, in cui “si vede nitidamente tale gesto”, Mirabella minimizza. Gli avvocati difensori hanno chiesto la scarcerazione. La battaglia tra accusa e difesa è appena iniziata.


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