Il Comune di Palermo da ottobre ha sospeso il pagamento di 17 mila euro dovuto a una cooperativa di servizi sociali, la “Solidarietà”, che si occupa di salute mentale. L’amministrazione ha motivato la decisione sostenendo che la coop risultava morosa nel versamento dei tributi, dato che si poteva evincere interrogando il sito di “Equitalia”. Ma la commedia degli equivoci nasce perché un funzionario, nell’inserire i dati della fattura presentata dalla cooperativa, aveva digitato la Partita Iva del Comune – evidentemente moroso nei confronti del fisco -, invece che quella della coop. I soci della “Solidarietà”, ancora ignari dell’errore, ma certi di non aver ricevuto richieste di pagamenti da parte dell’esattoria, hanno cominciato la loro odissea negli uffici della Serit, la società di riscossione dei tributi. Dopo ore e ore passate in coda, hanno scoperto di non aver alcun debito con l’erario. La responsabile della cooperativa è così tornata negli uffici del Comune, dove i funzionari hanno riconfermato che dalla loro ricerche si evince il contrario, e cioé che la società deve una somma al fisco e per questa ragione la pubblica amministrazione non può liquidare quanto dovuto. Dietro insistenza del presidente della coop, gli impiegati del Comune hanno di nuovo verificato la posizione della cooperativa, questa volta alla presenza di una delle socie. Il funzionario ha chiesto a una collega di scandire a voce alta il numero della Partita Iva risultato debitore, che però non era quello della coop, che si trovava a fondo pagina nella fattura, ma quello del Comune.
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