Respinta la richiesta di patteggiamento. Secondo i pubblici ministeri, la condanna a un anno non basta a Maurizio Pedicone per chiudere i conti con la giustizia. Patteggeranno, invece, gli altri due indagati sorpresi assieme all’ex comandante dei vigili urbani di Palermo mentre sparavano in un poligono improvvisato nelle campagne di Portella della Ginestra. Giocavano a fare la guerra con armi vere e pericolose in un terreno tra la vecchia strada provinciale 20 e la statale 624 Palermo-Sciacca.
Esclusa l’ipotesi patteggiamento Pedicone, difeso dall’avvocato Marcello Montalbano, ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato. Il processo inizierà il 6 novembre davanti al giudice per l’udienza preliminare Giangaspare Camerini. A settembre, invece, saranno valutate dal gip Giuliano Castiglia le richieste di patteggiamento a 2 anni avanzate da Silvestre Venturella, giardiniere del Comune di Monreale, e a 3 anni e otto mesi dall’amministratore di condomini Francesco Cuomo (sono difesi dagli avvocati Salvino Caputo e Francesco Crescimanno). Cuomo era il proprietario del laboratorio clandestino scoperto dai carabinieri del gruppo di Monreale dove venivano modificate arme e munizioni da guerra. I pm Ennio Petrigni e Laura Vaccaro hanno dato il via libera ai patteggiamenti, mentre hanno ritenuto non congrua la richiesta di Pedicone. Del gruppo di aspiranti Rambo faceva parte anche l’imprenditore informatico italo-brasiliano Gabriele Di Pietro che ha già patteggiato un anno e otto mesi.
Un anno è il tetto massimo di pena inflitta che, se inflitto, salverebbe il posto di Pedicone di dirigente coordinatore del settore Servizi alla collettività. Un solo giorno di carcere in più farebbe scattare, come previsto dalle restrittive norme del nuovo contratto di lavoro dei dirigenti, il licenziamento senza bisogno di aspettare che la condanna diventi definitiva.
Attualmente Pedicone è sospeso dal servizio in virtù di una determina firmata dal dirigente del servizio disciplina di Palazzo delle Aquile, Alfredo Milani. Si tratta dello stesso Milani di recente nominato al servizio Fitti, condannato tredici anni fa per una vicenda di corruzione e perdonato dal sindaco, allora come oggi, Leoluca Orlando. Pedicone fu arrestato il 14 gennaio scorso e scarcerato tre giorni dopo. Gli fu imposto però l’obbligo di dimora. Una restrizione che, come riportato nel provvedimento del Comune, viene considerata una misura cautelare che limita la libertà delle persone e, dunque, fa scattare la sospensione obbligatoria dal servizio. Scriviamo farebbe perché sul punto i legali sollevano più di una perplessità. Pedicone, a cui nel frattempo l’obbligo di dimora è stato tolto, resta sospeso. Niente stipendio, ma solo quella che viene definita indennità alimentare. Il rischio è che la sospensione diventi licenziamento.