Non chiamatela più Irfis - Live Sicilia

Non chiamatela più Irfis

Non chiamatela più Irfis. O meglio non soltanto Irfis. Perché a partire da oggi l’istituto di mediocredito della Sicilia è una società finanziaria a totale controllo pubblico sulla scia di Finlombarda (Lombardia) o di Sfirs (Sardegna). Il suo nome è Irfis-FinSicilia ed è di proprietà al 100% della Regione, che in cambio del ramo di azienda bancario, ha acquisito il pacchetto di maggioranza detenuto da Unicredit (76,26%). Oggi pomeriggio la firma del contratto di cessione del pacchetto di maggioranza alla presenza del direttore generale di Unicredit, Roberto Nicastro, del presidente della Regione, Raffaele Lombardo, dell’assessore all’economia, Gaetano Armao (nella foto) e del direttore generale di Irfis, Roberto Cassata. Nel corso dell’incontro, inoltre, il governatore ha confermato che al momento la Regione non dimetterà la partecipazione in Unicredit il cui titolo in Borsa, nel giro di pochi giorni, è crollato del 65%.
Il consiglio di amministrazione della nuova spa sarà composto da 3 consiglieri, contro i 9 di prima.

Il prossimo passo sarà quello della convocazione dell’assemblea di Irfis-FinSicilia finalizzata alle modifiche statutarie, all’aumento di capitale sociale (18 milioni di euro) e alla nomina del nuovo cda. Secondo i programmi, l’attività di FinSicilia entrerà nel vivo tra circa un mese. «Continueremo a gestire le ultime pratiche dei progetti e dei bandi precedenti», ha detto a Live Sicilia Cassata. Che ha aggiunto: “A febbraio, poi, dovrebbe partire il bando energia che gestiremo insieme con Banca Nuova. In ballo ci sono circa 450 milioni di euro”. A questo si dovranno aggiungere le risorse del Fondo sociale europeo, per un totale di altre 350 milioni di euro, che in sei misure cercheranno di promuovere tra le altre cose l’inserimento dei ricercatori negli enti di ricerca e nelle aziende. “Per fare questo però – ha proseguito Cassata – bisognerà attendere l’emanazione dei bandi che, secondo i calcoli, non avverrà prima di giugno”. Più in generale, la missione della nuova società finanziaria made in Sicily sarà “l’incremento dei processi d’innovazione e di nuove opportunità di sviluppo ed investimenti per l’imprenditorialità siciliana”. Ad occhio e croce la stessa funzione che in Italia svolgono agenzie di sviluppo come Sviluppo Italia Sicilia, altra partecipata della Regione.

Un doppione quindi? Cassata smentisce categoricamente: “Su questo non ci sono dubbi. Non saremo concorrenti, bensì complementari. Anzi, qualora ve ne fosse bisogno, abbiamo già pensato di mettere in atto lavoro di squadra attraverso uno scambio di professionalità (la nuova Irfis ha 60 dipendenti, 30 sono rimasti nell’orbita Unicredit, ndr)”. Idem con il mondo bancario. “Adesso si dovrà lavorare – ha annunciato il direttore generale – stringere convenzioni con banche e Confidi”. Al momento, infine, sembra dunque accantonato il progetto di creare un unico polo del credito tra Ircac (cooperative), Crias (artigiani) e Irfis che in un’ottima di razionalizzazione avrebbe tagliato costi di gestione e poltrone da consiglieri.

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